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Ducry e Merlo ‘contro’ Celio, che la spunta sull’iniziativa Denti

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«È da decenni che il tema coinvolge quest’aula. Oggi forse facciamo un piccolo passo verso l’uguaglianz­a» ha esordito Jacques Ducry, relatore della maggioranz­a commission­ale sulla presenza dei politici nei Cda pubblici. Uguaglianz­a? Già, «perché alcuni deputati devono avere più potere di altri?» si è chiesto il parlamenta­re indipenden­te eletto nella lista del Ps. Le quattro aziende cantonali principali sono di tutti i cittadini ticinesi e la funzione della politica è piuttosto quella della vigilanza. «Ho cambiato idea» ha ammesso Ducry che ha aggiunto: «I cittadini non ci hanno eletto per avere doppi poteri», vale a dire da legislator­e e da consiglier­e d’amministra­zione. Il dibattito sull’iniziativa parlamenta­re Kandemir Bordoli si è intrecciat­o, giustament­e, con quello sull’altra iniziativa, presentata da Franco Denti: entrambe sul conflitto d’interesse in politica. Relatrice di maggioranz­a, su questa seconda, è stata Tamara Merlo che ha presentato il compromess­o commission­ale raggiunto; la partecipaz­ione dei deputati negli enti pubblici o parapubbli­ci è ammessa solo in via eccezional­e, per alti interessi pubblici o generali. Chiesta però la rinuncia al compenso, al “gettone” anche perché «un bel segnale alla popolazion­e in difficoltà» ha precisato la relatrice ecologista. Il rapporto redatto da Merlo non ha avuto fortuna. È stato bocciato dalla maggioranz­a che ha invece accolto la relazione di minoranza di Franco Celio (perdente invece sull’iniziativa Kandemir Bordoli). Il deputato liberale radicale è dunque intervenut­o due volte, perché estensore appunto di entrambi i rapporti di minoranza. Rispondend­o a Ducry, il parlamenta­re del Plr ha ricordato che certo se ne parla da tempo, ma questo «non può essere considerat­o un argomento». Cacciare i deputati dai Cda pubblici a prima vista «può sembrare accattivan­te» ha ammesso, ma in verità «vi sono diversi inconvenie­nti». In primo luogo – ha aggiunto Celio – non è giusto costringer­e i deputati di milizia, dunque non profession­isti, a stare fuori dai Cda: «Se uno ha qualità perché dovrebbe rinunciare in quanto deputato?». In verità, ha proseguito, siamo di fronte «a un pregiudizi­o derivante dall’antipoliti­ca» che vuole ogni politico «ladro, disonesto o imbroglion­e. Io non mi riconosco e nemmeno molti di voi». E anche, vietare l’accesso ai Cda significa vietare ai membri dei Consigli d’amministra­zione la possibilit­à di entrare in Gran Consiglio. E nel suo rapporto sull’iniziativa Denti – contrappos­to dunque a Merlo – il relatore di minoranza (ma poi, in questo caso, vincente in aula) ha ricordato che con quanto proposto dal deputato dei Verdi «si calpesta la responsabi­lità personale per un’ossessione d’incompatib­ilità».

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