La vendetta irachena sui curdi
Baghdad – Sconfitti, cacciati, sgozzati. La rivincita dell’esercito iracheno sui Peshmerga curdi che fino a ieri controllavano Kirkuk è stata rapida e violenta. Le forze governative di Baghdad (quelle che se l’erano data a gambe davanti all’avanzata dell’Isis, contro la quale solo le milizie curde si erano battute) hanno preso il pieno controllo della città petrolifera del Nord. A dar loro manforte le milizie filoiraniane. Secondo la tv curda Rudaw, i miliziani sciiti si son lasciati andare a violenze efferate, decapitando una decina di miliziani curdi Peshmerga. L’operazione militare vera e propria si era invece svolta senza combattimenti cruenti: le milizie curde, che avevano strappato Kirkuk all’Isis combattendo, si sono ritirate non solo dal centro cittadino, ma soprattutto dalla principale base militare dell’area, dall’aeroporto e da importanti stabilimenti petroliferi a est di Kirkuk. La disputa per il controllo delle risorse della regione a metà strada tra Baghdad ed Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, è però tutt’altro che conclusa. Lo scontro dura da diversi anni, ben prima di quello con lo Stato Islamico. Ma si era riacceso in maniera virulenta a ridosso e dopo il referendum consultivo per l’indipendenza, svoltosi nel Kurdistan iracheno il 25 settembre scorso: un plebiscito in sostegno del presidente curdo-iracheno Masud Barzani, in cerca non solo di maggior forza sul piano internazionale, ma soprattutto sul piano interno. Con l’azione-lampo di ieri, che ha comunque causato la fuga di migliaia di civili dal teatro degli attacchi, le forze lealiste hanno ottenuto un risultato politico e militare di rilievo, presentando l’operazione come un ripristino del controllo governativo precedente al 2014. Troppo facile gloria.