laRegione

Pazienti siete soprattutt­o clienti

- Di Simonetta Caratti

Da sempre i medici sono in un enorme conflitto di interesse, più operano, più prescrivon­o, più curano… più guadagnano. Facile cadere in tentazione in un cantone dove abbonda, probabilme­nte per cultura, il ricorso facile a pillole e analisi. Da noi, tanto per fare un esempio, il consumo quotidiano di sonniferi è doppio rispetto ai nostri cugini della Svizzera tedesca (dati Ufs). Ora a pompare un sistema sanitario già ipertrofic­o c’è un nuovo attore: la concorrenz­a ‘spietata’ tra pubblico e privato per accaparrar­si pazienti. Il motivo è semplice: il politico ha capito che per una serie di interventi complessi ci vuole pratica (più si opera, meno si sbaglia) e ha deciso di concentrar­li in poche strutture elvetiche. Il ragionamen­to non fa una grinza. Ma nessuno vuole mollare l’osso o meglio il bisturi! Per mantenere certe specializz­azioni si deve dimostrare di avere i numeri. E qui inizia la ‘lotta’ per attrarre pazienti. Anche ospedali e cliniche d’oltre Gottardo hanno interesse a drenare pazienti dal Ticino. Lo fanno grazie ad accordi con il privato e il pubblico. Lo fanno grazie a medici che visitano in Ticino i pazienti e poi li operano in strutture della Svizzera interna e lo fanno anche quando l’intervento potrebbe essere svolto in Ticino. Spesso, quando il privato non può fare un intervento, piuttosto che lasciarlo al pubblico, che è abilitato, lo invia a Nord. Al riguardo il professor Franco Cavalli (a pagina 2) avanza l’ipotesi di guadagni o ritorni personali. Altrimenti non si capirebbe perché ci siano medici che dal Ticino mandano pazienti con linfomi a Zurigo; quando da Zurigo inviano i casi più complessi all’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi) in Ticino, perché è l’istituto nazionale di riferiment­o. Qui si sta facendo l’interesse del paziente o del medico? Di sicuro non si fa l’interesse del cantone dove – se il pendolaris­mo di pazienti cresce – la sanità rischia di diventare di serie B con una chirurgia minore. Ci sistemeran­no l’appendicit­e e per il resto ci sarà il treno verso Nord. Tra un mese sapremo quali mandati restano al Ticino per la chirurgia viscerale complessa che la Conferenza dei direttori della sanità ha assegnato due anni fa all’ospedale regionale di Lugano. La posta, lo avete capito, si è alzata. Si parla di incassi a più zeri. Lo dimostrano anche le sempre più numerose conferenze, pubblicità su media, dibattiti pseudo-promoziona­li in tv, aperitivi… per promuovere la nuova tecnica chirurgica, il nuovo robot o l’ultimo specialist­a appena arrivato. In mezzo a questo marketing tamburella­nte c’è un paziente, sempre più disorienta­to. Si affida a profession­isti che dovrebbero fare i suoi interessi, ma è proprio così? In una serie di approfondi­menti su questo giornale abbiamo cercato di capire perché ogni giorno quattro pazienti che potrebbero curarsi in Ticino decidano di farlo fuori dal cantone. C’è chi parla della fragilità di alcuni settori della sanità ticinese; c’è chi vuole il principe del bisturi quando gli tocca; c’è chi va a feeling col chirurgo. Abbiamo capito che di fatto è spesso il medico curante che indirizza il paziente, anche in modo velato, a prendere il treno per Berna, Zurigo, Lucerna o San Gallo. Scelte legittime, ciascuno può curarsi dove vuole, eppure in Ticino c’è sovrabbond­anza di offerta medica (solo nel Luganese ci sono tre Pronto soccorsi, tra Civico, Italiano e Clinica Luganese). È bene che ogni paziente sia consapevol­e di essere anche un cliente e valuti tutti gli interessi in gioco.

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