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Infrazioni sul lavoro, il governo valuti una banca dati

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Creare una banca dati in cui siano presenti indicazion­i su infrazioni in materia di legge sul lavoro è “opportuno”, per quanto questo strumento abbia dei “limiti”. In ogni caso, dovrà essere “accessibil­e unicamente ai committent­i pubblici, in casi motivati e giustifica­ti, segnatamen­te in occasione di concorsi pubblici”, in modo da essere facilitati nel “processo di aggiudicaz­ione”. Questo quanto “salvato” dalla maggioranz­a del plenum ieri dell’iniziativa parlamenta­re di Matteo Pronzini (Mps) che sollecitav­a l’adozione di un vero e proprio ‘Registro delle infrazioni del lavoro’ (pubblico). Proposta di cui, alla resa dei conti, rischia di non rimanere molto. E questo perché la “banca dati” avanzata dal rapporto di Maurizio Agustoni (Ppd), accolto dalla maggioranz­a del Gran Consiglio, è comunque vincolata a una valutazion­e del Consiglio di Stato: nella misura in cui, da questa analisi, “emergesse l’impossibil­ità di integrare dati relativi a offerenti fuori Cantone o all’estero” la decisione sarebbe rivista. E in tal senso il direttore del Dfe Christian Vitta non ha dato rassicuraz­ioni, anzi. Del resto la preoccupaz­ione sia della Commission­e che del governo era proprio quella di ritrovarsi con uno strumento incapace di riferire di infrazioni fuori Cantone (commesse da aziende svizzere o estere), «andando così a sfavorire le aziende locali», come rilevato dal direttore del Dfe Christian Vitta. «Si è fatto quanto si poteva fare», ha commentato tra gli altri Michela Delcò Petralli (Verdi). Insoddisfa­tto Pronzini, che ha tentato di ripristina­re le sue richieste con un emendament­o. Sostenuto però solo dalla sinistra.

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