L’Isis perde Raqqa e la guerra
Le forze curde conquistano la ‘capitale’ del Califfato in Siria, migliaia i civili uccisi Lo Stato Islamico controlla ormai solo una piccola parte del territorio che aveva conquistato dal 2013 ma non è del tutto sconfitto
Beirut/Damasco – Le milizie curde sono entrate ieri nel cuore di Raqqa. La “capitale” siriana dell’Isis è espugnata. Dopo settimane di combattimenti, le Forze democratiche siriane (Sdf), sostenute dagli Stati Uniti hanno piantato la loro bandiera in piazza Naim, dove venivano esposte le teste mozzate delle vittime delle esecuzioni sommarie, nello stadio, usato come luogo di detenzione e tortura, nell’ospedale centrale, quartier generale dei jihadisti. La perdita di Raqqa, dopo quella dell’irachena Mosul potrebbe essere la sconfitta definitiva del Califfato. Ma giorni e forse settimane di pericolose perlustrazioni attendono ancora le forze anti-jihadiste per ripulire la città (o quel che ne resta) da eventuali sacche di resistenza dalle mine inesplose. Save the Children ha stimato che 270mila civili fuggiti da Raqqa abbiano disperato bisogno di aiuto. In particolare i bambini, che oltre ad aver perduto molti anni scolastici portano con loro i traumi subiti per aver dovuto assistere ad esecuzioni pubbliche o aver visto familiari e amici saltare sulle mine o morire sotto i bombardamenti. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), 1’130 civili sono stati uccisi nei combattimenti e sotto le bombe durante l’offensiva per strappare la città allo Stato Islamico. Domenica scorsa 275 miliziani e 3’000 civili avevano potuto lasciare Raqqa grazie ad un accordo mediato da capi tribali locali. Ma altre centinaia di jihadisti hanno continuato a combattere. Tra di loro, secondo l’Ondus, molti “foreign fighters”, forse gli stessi organizzatori degli attacchi terroristici di Parigi. Proprio a Raqqa, infatti, sarebbero stati progettati alcuni dei più sanguinosi attacchi terroristici avvenuti in Europa. Impossibile conoscere anche la sorte degli occidentali presi in ostaggio dallo Stato Islamico e tenuti prigionieri in città. Tra di loro, il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio, scomparso a Raqqa nel luglio del 2013. La caduta di Raqqa fa seguito ad una serie di sconfitte gravissime per il Califfato in Siria e in Iraq. A questo punto sotto il controllo dell’Isis rimane una ristretta regione a cavallo della frontiera siro-irachena. A Dayr az Zoar, nella Siria orientale, i suoi combattenti sono ormai circondati in una ristretta area del centro dalle forze governative, sostenute dalla Russia e dall’Iran. In Iraq, si prepara l’assalto alle cittadine di Rawah e Qaim. Allo Stato Islamico è stato sottratto quasi il 90% del territorio che controllava al momento della sua massima espansione, nel 2015. Ma considerarlo finito è ancora imprudente.