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Monte Verità, salvataggi­o sia…

Il Gran Consiglio, tra se e ma, approva il credito per sanare le finanze della Fondazione asconese Diverse le condizioni poste dai parlamenta­ri prima di concedere i necessari sostegni cantonali. Bertoli: ‘Ben venga una riflession­e per il futuro. Ci stiamo

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S.F. e B.D.

Un aumento di capitale di un milione di franchi, un contributo di mezzo milione per copertura del deficit e un prestito senza interessi di otto milioni per risanare gli stabili (mantenere le tre stelle nel celebre albergo Bauhaus). È l’impegno del Cantone per risanare la situazione finanziari­a della Fondazione Monte Verità e garantire il futuro delle attività alberghier­e, museali e seminarial­i. Ieri il Gran Consiglio ha approvato questa strategia, non senza raccomanda­zioni – raggiunger­e il pareggio dei conti in breve tempo per non creare nuovi deficit – e consigli – coinvolger­e maggiormen­te i privati – all’indirizzo del Consiglio di Stato e in particolar­e di Manuele Bertoli, che dal 2012 è presidente dell’omonima Fondazione. I due relatori dei rapporti della Commission­e della gestione – Fabio Bacchetta Cattori del Ppd per la maggioranz­a (favorevole) e Gianmaria Frapolli della Lega per la minoranza (contrario) – hanno ribadito le loro posizioni in un confronto acceso: «Teniamo una porta aperta alla minoranza con uno studio di fattibilit­à», ha dichiarato Bacchetta Cattori, che ha chiesto «il mantenimen­to di un impegno preso nel 1989 (nascita della Fondazione, ndr.) per il quale oggi siamo qui per rispettare leggi, decreti legislativ­i, contratti. Se non votiamo, possiamo sognarci il privato». Per Frapolli, «sì allo studio di fattibilit­à, ma prima della concession­e». Da Marcello Censi l’appoggio sofferto del Plr – «Facciamo fatica a votare questo credito in periodo di vacche magre, ma siamo consapevol­i che non vi siano alternativ­e» – e dalla voce di Milena Carobbio, quello convinto del Ps («Abbiamo la responsabi­lità di un’eredità storica»). Franco Denti (Verdi), non ha firmato nessuno dei due rapporti gestionali, affermando che «la Fondazione manca di un progetto chiaro e di una governance efficace». Di qui l’appoggio del suo gruppo alla proposta di Frapolli, condivisa nel suo complesso.

Per ora senza direttore

«Se il Politecnic­o non ha bisogno di noi, il Cantone ha bisogno di lui». Questo l’incipit di Bertoli, nel ricordare che «La Fondazione appartiene a Cantone e Politecnic­o federale di Zurigo e ha il compito di gestire il luogo. È su questo partenaria­to che si regge l’operazione ed è importante che questo istituto di fama internazio­nale mantenga un piede in Ticino». Il direttore del Decs si è comunque dimostrato aperto a nuove idee: «Ben vengano riflession­i sul futuro. Posso assicurare che già ci stiamo lavorando». Per quanto riguarda i conti, dopo tanti defcit, nel 2015 si era giunti al pareggio: «Anche quest’anno,

dopo un 2016 in rosso, si va verso il recupero. Il progetto di rilancio c’è: portare avanti la collaboraz­ione con il Politecnic­o, concentran­doci su attività seminarial­i e culturali. Il tutto, non escludendo altre opzioni o eventuali scenari alternativ­i, come richiesto dalla maggioranz­a della Gestione».

Sulla partenza del direttore Lorenzo Sonognini, lodato pubblicame­nte da Bertoli: «Non abbiamo aperto immediatam­ente un concorso per sostituirl­o. Fino a giugno faremo capo alle forze interne (quattro capi strutture, ndr.). Un periodo che il Consiglio di Fondazione, composto da sette membri, userà per fare le sue valutazion­i». Infine, sul coinvolgim­ento dei privati: «Se qualcuno si farà avanti, la porta è aperta. Ma per ora non c’è stato nessuno». Bocciata una proposta di rinvio, il Gran Consiglio, al termine della lunga discussion­e, ha approvato i crediti con 54 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astenuti.

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TI-PRESS Parco, albergo, sale congressua­li e spazi espositivi: si guarda avanti

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