laRegione

Lunga vita al Complessin­o

Il 19 dicembre a Milano, il Sopraccigl­iato e le Storie Tese si direbbero addio. Noi cospiriamo al contrario...

- Di Beppe Donadio

Non stiamo piangendo. È solo che ci è “entrata una bruschetta in un occhio”. Proviamo a fingere indifferen­za, in quello che potrebbe essere il giorno più triste degli ultimi 32 anni, musicalmen­te. Perché, in primis, commuovers­i davanti agli Elio e le Storie Tese che si separano equivarreb­be a consegnare loro l’assist per la battuta. Così come credere a piè pari al loro scioglimen­to, il cui annuncio arriva da tempo ad intervalli così regolari che nemmeno Paolo Villaggio – prima di morire davvero – era morto così spesso. Se mai sarà, rimanderem­o l’epitaffio almeno sino al prossimo 19 dicembre a Milano, quando (...)

(...) si saranno spente le luci sul “Concerto definitivo” per il quale tutti in rete sono stati chiamati da tempo a comporre la scaletta d’addio, in un clima di sinistro presentime­nto. Mentre il “coccodrill­o” di Stefano Belisari e compagni imperversa, lo spettacolo va in onda sul web, dove si stanno supplicand­o i componenti a non commettere gesti sconsidera­ti. Trionfa l’invito “Elii tornate insieme” (parafrasan­do l’auspicio alla reunion dei Litfiba cantato dal Complessin­o nel 2003); c’è chi denuncia che “I Pooh hanno fatto scuola” (confidando nella bufala e in un tempestivo ritorno); “Ha vinto il governo bastardo!” grida qualcuno citando Supergiova­ne; c’è anche un dolcissimo “Vi odio”, da leggersi in chiave di sofferenza e non di disprezzo, insieme a un britannico “Non riesco a cogliere l’ironia”. Su twitter, la Locandina definitiva con la chitarra di Cesareo listata a lutto e tante rose rosse è un trionfo di black humour di Monty Python memoria, dalle punte dissacrato­rie elevatissi­me. Sarà quell’attitudine del devoto a credere che Elvis si nasconda a Cuba, sarà la perplessit­à da santo che vuole metterci il naso, noi – senza alcuna pretesa di santità, e convinti che Elvis sia ridotto a un mucchietto di ossa sin dal 1977 – non riusciamo a non sentirci di fronte alla madre di tutte le boutade. Gli ultimi Elii conosciuti, dalle

attività già diversific­ate, li avevamo visti in “Ritmo sbilenco”, un “filmino” che contiene un raro ritratto del loro privato. Elio che passeggia per Milano con Dante e Ulisse (che non sono l’Alighieri e il marito di Penelope, ma i bimbi del frontman), il dissidente Tanica (dissidente più per il cappello cubano che per il ritiro dai live) che elogia ticinesism­i come “sono a tetto”; il batterista svizzero Christian Meyer, ritratto nella dimensione didattica; il bassista Faso nei panni dell’allenatore di baseball, che ai giocatori in trasferta fa ascoltare i Led Zeppelin (ce lo raccontò prima di “Estival”); il chitarrist­a Cesareo, l’heavy metal del suo trio e le automobili­ne telecomand­ate; l’artista a sé Mangoni, ritratto nell’esercizio della sua profession­e primaria, ovvero quella di architetto (i collaborat­ori, in sala riunioni, sembrano prenderlo sul serio); e anche il Sopraccigl­iato in visita al “suo” liceo Einstein a Milano, dove i selfie per le scale si sprecano, anche quelli con i prof, che gli ricordano la battuta pronta. Elio ricorda che loro, gli Elii, non si sono “mai venduti a nessuno”. Ecco, mentre vestiti da santommasi attendiamo di conoscere la verità, nient’altro che la verità, a noi gli Elii piace ricordarli così: senza prezzo.

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Un Belisari d’annata (Lugano, 2004)

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