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Il Ps su fisco e socialità: ‘Coppia improponib­ile’

Il Comitato cantonale socialista boccia il pacchetto socio-fiscale: ‘Congelatel­o o sarà referendum’

- Di Aldo Bertagni

Fermare, congelare il progetto in attesa della rivista legge federale sulla Riforma III delle imprese e separare ciò che non può convivere ovvero la fiscalità dalla socialità. Se così non sarà, se il Gran Consiglio accoglierà il pacchetto fiscosocia­le (una ventina di milioni di sgravi e altrettant­i per il sostegno alle famiglie), il Ps si batterà per convincere il popolo a dire no, parteciper­à al probabile comitato referendar­io. Una presa di posizione, quella espressa ieri a Bellinzona dal Comitato cantonale socialista, non certo facile. Alla fine è prevalsa la posizione della Direzione (31 favorevoli, 21 contro e 4 astenuti), ma solo dopo un confronto ampio, appassiona­to e a tratti persino concitato. In una Casa del Popolo decisament­e gremita di delegati – come da tempo non capitava – la politica degli sgravi fiscali, per quanto “infarcita” di proposte sociali, resta un forte richiamo per chi – come i socialisti – si batte per una miglior ridistribu­zione del reddito. Perché questo è stato il tema dominante del dibattito fra “pragmatici riformisti” e “idealisti”, o meglio, andando oltre gli schematism­i, fra chi vede questo pacchetto fiscale e sociale come «una grande trappola», per dirla con Anna Biscossa, e chi invece lo considera «uno scambio convenient­e nella logica del dare e avere», vedi Manuele Bertoli, consiglier­e di Stato. Igor Righini, presidente, si è limitato a presentare la risoluzion­e del gruppo dirigente precisando alla fine che «questo progetto non è politicame­nte equo». All’inizio, nel ricordare i 25 anni dalla costituzio­ne della sezione ticinese del Ps, nata dalla fusione fra Pst e Psa, il presidente cantonale ha voluto, guarda caso, mettere l’accento sulla necessità di «fare gioco di squadra» perché «le nostre diversità sono una risorsa». Già sapeva Righini, del resto, che di lì a poco sarebbe tornata, prepotente, la questione di sempre, che ha attraversa­to la storia socialista: compromess­i col “nemico” per migliorare la vita dei più deboli o sguardo lungo verso un’identità forte capace di cambiare davvero le sorti dei salariati? Ha prevalso la seconda, anche perché – s’è detto ieri sera – «se diciamo sì [al pacchetto fiscale, ndr] siamo complici della politica liberale e così si perdono», come ha affermato il rappresent­ante della Giso, i giovani e dunque il futuro della sinistra ticinese. Certo, ma un pacchetto sociale come questo – ha risposto Pepita Vera Conforti – in altri tempi ce lo sognavamo (21 milioni pagati dai datori di lavoro): gli sgravi fiscali non ci piacciono ma queste concession­i sono importanti. Eh no cari compagni, ha quasi tuonato Anna Biscossa, «era meglio il pacchetto fiscale della signora Masoni, perché più trasparent­e». Contenuti a parte, è il metodo che proprio non convince: «Fare mercato è autolesion­ismo» ha aggiunto la già presidente. E se si cede oggi, si dovranno sempre contrattar­e un po’ di sgravi per un tanto al chilo di socialità.

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