Regole chiare e rispettate
Le riflessioni di Luca Albertoni per il centenario della Camera di commercio Il direttore della principale associazione economica ticinese auspica che la libertà imprenditoriale continui a essere considerata un valore
«Continuare a garantire condizioni corrette per poter fare impresa in questo angolo di Svizzera anche per i prossimi decenni. Che non vuol dire auspicare un mondo senza regole, ma mantenere nel tempo una legislazione che non sia inutilmente complicata. Insomma, l’impegno della Camera di commercio è e resterà quello di garantire la libertà imprenditoriale». È quanto si augura Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del Cantone Ticino in occasione del centenario dell’organizzazione economica. L’assemblea numero cento (la prima si è tenuta il 21 gennaio 1917) si terrà venerdì prossimo, a partire dalle 17.30 presso l’hangar Ruag & Tarmac dell’aeroporto di Lugano-Agno. Tra gli ospiti, la presidente della Confederazione Doris Leuthard
L’atto di nascita della Camera di commercio data 1917. L’Europa era in guerra e la crisi mordeva uno dei settori trainanti dell’economia cantonale: il turismo. Naque in quel contesto l’idea di chiedere alle autorità federali e cantonali dell’epoca uno sgravio fiscale per il settore alberghiero.
Cento anni dopo la storia si ripete?
Fin dalla sua costituzione la Camera di commercio ha sempre chiesto di migliorare le condizioni quadro dell’economia nel rispetto della libertà economica e delle regole che dovrebbero essere poche, chiare e rispettate da tutti. Nelle ricerche storiche emerge sempre questo carattere
apparentemente rivendicativo del Ticino nei confronti di Berna. Anche nei periodi immediatamente prima dell’elezione di un consigliere federale ticinese i temi sono sempre stati quelli di volersi fare ascoltare dall’autorità federale e rivendicare un’appartenenza a pieno titolo alla Confederazione di un cantone periferico. È successa la stessa cosa per la recente elezione di Ignazio Cassis.
L’economia quindi si attende molto da un ticinese nella ‘stanza dei bottoni’ bernese?
Personalmente non mi aspetto miracoli. È probabile che il Consiglio federale avrà una più rapida comprensione dei problemi che non sono vissuti solo dalle aziende ticinesi. Mi ricordo in passato il caso delle black list italiane che penalizzavano tutte le imprese svizzere. Solo quando si è avuta coscienza che non era solo un nostro problema, Berna è intervenuta. Lo stesso si può dire dell’Iva da cui erano esenti le aziende europee che operavano in Svizzera. Le cose sono cambiate anche su nostra pressione. Infine, con Cassis in Consiglio federale sono rappresentate tutte le principali componenti culturali elvetiche, non solo il Ticino, ma la Svizzera italiana, il che è molto positivo.
Auspicate quindi un maggiore interventismo pubblico?
No, anche qui ci vuole equilibrio. Le regole sono importanti, ma – ripeto – non devono essere vessatorie. Il dialogo tra le parti sociali è necessario ed è auspicabile che non debba essere sempre il legislatore a intervenire. Molto spesso – e mi riferisco al Ticino – alcune forze politiche (da destra a sinistra) danno l’impressione ai cittadini che a problemi complessi possano essere date risposte facili (salari minimi, prima i nostri ecc). Sappiamo che non è così, ma paga farlo credere.