Sognare a Bellinzona
Attenta alla politica (territoriale/culturale) seguita anche dall’esterno (confronti con altre realtà sono sempre utili), mi domando quali progetti (realizzabili, desiderati, auspicati, condivisi) sono sul tavolo della grande/nuova Bellinzona. Mi domando anche cosa ne è della pianificazione comprendente tutta l’aggregazione (da Camorino a Claro), tipo piano-paesaggio (che dovrebbe superare i Piani regolatori e scoprire il territorio) per usare un termine (il paesaggio) diventato maledettamente di moda. In questo quadro quale posto e quale significato ad esempio assegnare alle officine di Bellinzona e quale suo futuro immaginabile. Per cercare o individuare qualche risposta faccio capo al concetto “paesaggio” che uso come termine unificante e collegante di territorio e società. Paesaggio, scrivevo in un articolo apparso su ‘la Regione’ del 21 ottobre 2005, è esperienza, domanda ricerca e scoperta, richiede inventiva e coraggio nell’approccio. Approccio che deve essere poco tecnico, poco economico, poco statico e soprattutto deve essere umanistico. Proposte operative, aggiungevo, nascono legando teoria e pratica alla sperimentazione. E la sperimentazione va fatta sul posto, dentro il territorio, con gli abitanti/cittadini quali attori protagonisti responsabili del proprio futuro. Uso le officine di Bellinzona quale pretesto per promuovere quel tipo di sperimentazione e fare esperienza-paesaggio. Naturalmente si possono e si devono abbinare e comprendere altri temi e argomenti di cui ci si occupa nella regione tipo la mobilità (a suo tempo, che ormai insabbia (...)
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