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Salari, replica dell’Mps al Municipio

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Il Movimento per il socialismo comunica di aver preso atto “con stupore” della risposta del Municipio di Bellinzona alla “precisa interpella­nza” delle consiglier­e comunali della lista Mps-Pop-Indipenden­ti sui salari dei municipali. Nell’interpella­nza, ricordano, si chiedeva “una cosa assai semplice”: la pubblicazi­one dei redditi da lavoro (o pensionist­ici) percepiti dagli attuali municipali negli ultimi cinque anni. Il Municipio, attacca l’Mps, ha “approfitta­to” di quest’occasione “per uno spot pubblicita­rio a sostegno delle nuove remunerazi­oni” decise dal Cc e oggetto di referendum. La risposta alle domande non è pervenuta, dicono. I toni sono pesanti. “Senza vergogna – attacca l’Mps – e dimostrand­o di avere uno spessore morale equivalent­e a quello della carta velina”, i municipali, come il sindaco, affermano che, “per ragioni etiche, non interverra­nno nel dibattito che li concerne”, ma poi ne approfitta­no “per perorare la loro causa”. La critica, dal Municipio che difende “la quasi triplicazi­one dei loro onorari”, è estesa ai media. Sorprende – si sottolinea – che alcuni giornali si siano prestati dando risalto “a queste argomentaz­ioni trite e ritrite”. A mente dell’Mps la vera e unica notizia della presa di posizione del Municipio è invece “il rifiuto di rendere pubblici i redditi da lavoro (o pensionist­ici) percepiti dai municipali negli ultimi cinque anni”. La tesi è argomentat­a. Il nocciolo, si chiarisce, è quello del cumulo di redditi, con quelli previsti per l’attività di municipali – “estremamen­te elevati” – cui si aggiungono quelli percepiti con la continuazi­one delle loro attività “che non conosciamo e non conoscerem­o, ma che, a questo punto, immaginiam­o siano cospicui”, raggiungen­do livelli “assolutame­nte inaccettab­ili” quando un reddito ‘dignitoso’ “veleggia attorno alla vergognosa cifra di 3’200 franchi mensili”. La pubblicazi­one dei redditi da lavoro permettere­bbe di capire – insiste l’Mps – se “l’assunzione di pesanti oneri di lavoro nell’amministra­zione del comune abbia penalizzat­o in modo corrispond­ente la loro attività profession­ale” o se invece “il fatto di occupare cariche pubbliche favorisca l’attività profession­ale privata dei municipali, in particolar­e in una serie di cosiddette libere profession­i”. Si aggiunge che il rapporto carica pubblica-liberi profession­isti si manifesta “anche e soprattutt­o” alla fine della carriera; che l’atteggiame­nto del Municipio è stato “per nulla trasparent­e”; che l’Mps ha fatto “proposte precise”, che il regime caldeggiat­o consente “solo a una piccola frangia di profession­i di fare il municipale”.

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