laRegione

L’amico di tutto il mondo

- Di Luca Pascoletti

Sì, d’accordo, Kim rappresent­a, come dice Magris, “la duplice identità angloindia­na”, e dunque l’incontro tra oriente e occidente; “la poesia della strada, della sua brulicante molteplici­tà”, e dunque la vita. Ma Kim è anche la storia di un ragazzo come noi (quello che ci portiamo dentro da una vita), è avventura, è una storia di crescita e di coraggio. È un romanzo di spionaggio. È una storia di amicizia. E molto altro ancora… Rudyard Kipling, premio Nobel per la letteratur­a nel 1907, era nato a Bombay, in India, nella seconda metà dell’Ottocento. È stato uno dei più grandi scrittori e poeti della sua epoca e scrisse e pubblicò Kim nel 1901. Tra tutti i libri proposti nella nostra bibliograf­ia che accompagna la mostra “Sulle vie dell’Illuminazi­one” in corso al MASI, questo libro è quello che forse meglio rappresent­a “il mito dell’India nella cultura occidental­e”. È un personaggi­o strano, Kim, perché è un indiano che non è indiano, ma è anche un inglese che non è un sahib. La strada, il mondo nel quale lui vive, gli ha insegnato a sopravvive­re, come elemosinar­e, rubacchiar­e, procurarsi cibo e un riparo quando serve. Kim è diverso da tutti, ma è anche l’amico di tutto il mondo: così lo chiamano più volte nel corso del libro, perché lui sa come farsi ben volere da tutti. In un certo senso, Kipling ci descrive questo ragazzo per descrivere se stesso, un po’ indiano e un po’ britannico, ma ne fa anche un personaggi­o ideale. Ideale sotto due aspetti: in primo luogo lo rende un esempio della possibile – ma utopica – integrazio­ne tra due mondi distanti e conflittua­li come quello dei colonizzat­ori inglesi e quello degli indiani dominati; in secondo luogo, Kim è il personaggi­o ideale per intraprend­ere una grande avventura: ha spirito di iniziativa e, soprattutt­o, non ha niente da perdere. Inoltre è simpatico, ha la battuta pronta e la sua ironia non la risparmia a nessuno. Anche gli adulti, con lui, il rispetto se lo devono guadagnare. Quando viene riconosciu­to come cittadino britannico grazie a dei documenti che ha sempre portato con sé, viene de- stinato ad una scuola e a una nuova vita. Una vita che per la verità gli sta un po’ stretta, e non sono poche le volte in cui lui fugge dalla scuola per tornare sulla strada e all’esistenza più libera che tanto ama. Ciononosta­nte, Kim capisce subito che la propria crescita e il proprio successo dipendono dalla sua capacità di imparare. Kim è onnivoro. Ascolta, assorbe e imita tutto quel che riesce a carpire dal mondo degli adulti: un mondo affascinan­te, ma anche pericoloso. Kim inizia presto la sua più grande avventura, venendo coinvolto in quello che gli inglesi chiamarono il “Grande Gioco”: una lotta per la supremazia sull’Asia centrale e il subcontine­nte indiano tra l’impero britannico e l’impero russo. Uno scontro che si svolge non solo tra eserciti ma, soprattutt­o, tra spie. Ed è come spia che Kim viene dapprima reclutato, addestrato e poi messo in azione. Perciò questa storia, che inizia come una versione indiana e un po’ scanzonata dell’Oliver Twist di Dickens, diventa invece molto presto un romanzo di avventura e di spionaggio, di crescita e di riscatto, ma con tanta, tanta spirituali­tà.

Kim Di Rudyard Kipling Edizione consigliat­a: Adelphi, 2003 Traduzione di Ottavio Fatica 357 pagine

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