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Cresce l’interesse per la Cina

Dopo Unione europea e Stati Uniti, il paese asiatico è lo sbocco privilegia­to dei prodotti elvetici L’accordo di libero scambio sta contribuen­do a intensific­are i rapporti economici tra Berna e Pechino. Gli effetti più evidenti si vedranno tra qualche ann

- di Generoso Chiaradonn­a

La Cina, dopo l’Unione europea e gli Stati Uniti, è ormai il terzo mercato di sbocco dei prodotti svizzeri. L’accordo di libero scambio in vigore da tre anni sospinge l’interscamb­io commercial­e.

La Cina sta diventando uno dei mercati più importanti per le aziende svizzere anche grazie a un Accordo di libero scambio in vigore dal 1° luglio 2014. Si tratta del primo accordo che il Paese asiatico ha firmato con un’economia occidental­e e stando alla Switzerlan­d global enterprise, l’organizzaz­ione per l’espansione del commercio svizzero, sarebbero oltre 800 le imprese elvetiche attive in Cina dall’entrata in vigore dell’accordo. Una tendenza dimostrata anche dall’avanzo commercial­e che è a favore della Svizzzera che è uno dei pochissimi paesi che hanno un saldo commercial­e positivo con la Cina (compresa Hong Kong) senza esportare materie prime: lo afferma Nicolas Musy, cofondator­e e amministra­tore delegato di Swiss Centers China, una organizzaz­ione senza scopo di lucro che aiuta le società elvetiche a superare gli ostacoli dell’entrata sul mercato asiatico. Le esportazio­ni svizzere in Cina rimangono a un livello elevato: l’anno scorso hanno raggiunto 14,69 miliardi di franchi, un valore quasi identico a quello dell’anno prima (14,67).

Il surplus commercial­e si è attestato l’anno scorso a 1,3 miliardi di franchi facendo della Cina il terzo sbocco principale dell’export elvetico, dopo la Germania (40 miliardi) e gli Stati Uniti (31), ma prima della Francia (14) e dell’Italia (13). Per quanto riguarda la Cina continenta­le l’export è quasi triplicato in dieci anni, soprattutt­o in seguito al boom del ramo chimico e farmaceuti­co (+29% nel solo 2016), dove il made in Switzerlan­d sta assumendo un ruolo guida. In generale il principale gruppo di prodotti elvetici rimane comunque quello degli orologi, come confermano gli ultimi dati relativi al mese di settembre di quest’anno diffusi dalla Federazion­e orologiera, indicano che nel mese in rassegna l’export verso Hong Kong è cresciuto del 13,7% (+4,1% se si considera il periodo da gennaio a settembre). La Cina (+1,2%) ha segnato una frenata, ma il dato dall’inizio dell’anno segna comunque un +17,2 per cento.

Anche dal Ticino si guarda a Levante

Come tutti gli accordi di libero scambio, per usufruire dei benefici previsti devono essere le stesse aziende esportatri­ci a invocarli. «Benefici – ricorda Marco

Passalia, responsabi­le del servizio export della Camera di commercio del cantone Ticino – che consistono in una forte riduzione dei dazi, fino ad annullarli, su determinat­i comparti merceologi­ci (meccanica di precisione e orologeria, ndr)». «Notiamo molto interesse

verso la Cina anche da parte delle imprese ticinesi. Del resto è un mercato enorme e in continuo sviluppo da cui non si può prescinder­e», continua Marco Passalia. È bene ricordare che l’esenzione o la riduzione

dei dazi riguarda solo prodotti svizzeri certificat­i. «Le triangolaz­ioni commercial­i dalla Svizzera sono escluse. Le imprese europee, ma no solo, che vorrebbero penetrare il mercato cinese dal Ticino, per esempio, dovrebbero trasferire

qui la produzione. È per questo che l’accordo di libero scambio con la Cina contribuis­ce a dare all’intera economia svizzera un vantaggio competitiv­o che le imprese comunitari­e non hanno», precisa Marco Passalia.

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KEYSTONE Saldo commercial­e positivo per la Svizzera

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