Igor Righini (Ps): questione di valori
Igor Righini, presidente Ps, dopo il no del ‘parlamentino’ socialista al pacchetto fiscale e sociale Il leader socialista precisa: bocciare questa riforma non è una scelta ideologica, ma contabile perché se i soldi mancano lo Stato è debole
La bocciatura del pacchetto fiscale e sociale? Non è una scelta ideologica, dice il presidente socialista, ma contabile: se i soldi mancano lo Stato non può svolgere i propri compiti.
Un lungo e accorato dibattito, che ha coinvolto un’ampia rappresentanza di militanti, di quella “base” che da queste parti conta ancora qualcosa. «Abbiamo voluto organizzare un dibattito allargato e trasparente» ci dice Igor Righini, presidente cantonale del Ps, il giorno dopo a bocce ferme. A decisione acquisita. Il Comitato cantonale ha bocciato con 31 voti contro 21 la riforma voluta dal Consiglio di Stato, Manuele Bertoli ministro socialista compreso, che l’altra sera a Bellinzona ha difeso le scelte compiute dal governo. Un buon compromesso, l’ha definito il direttore del Decs.
Righini iniziamo da qui. Dal compromesso. C’è chi l’ha descritto come un metodo sbagliato. Di più. Un’enorme trappola...
Beh, stiamo parlando di un pacchetto costruito in modo particolare che chiede due cose: approvare sgravi fiscali e al contempo concedere una parte sociale. Discutendone ci è parso cogliere un problema. Il nostro partito ha un programma dove bene si chiariscono le nostre priorità sociali e fra queste gli asili della prima infanzia sempre più necessari [considerati nel pacchetto governativo, ndr], ma dall’altra c’è la questione della fiscalità intesa come strumento per ridistribuire la ricchezza. In questo caso, dunque, il partito ha dovuto scegliere.
Scelta non facile, come s’è capito dal voto espresso...
Certo. Si è trattato di decidere se rinunciare a uno dei due obiettivi, per portarne a casa un altro e il dibattito politico si è concentrato su questo.
Vi accuseranno di massimalismo, per quanto termine ormai relegato in soffitta, ovvero di guardare solo ai massimi disegni...
La preoccupazione è grande. La decisione di promuovere una dibattito politico a porte aperte lo testimonia. Il Partito socialista è seriamente preoccupato e punta a realizzare più socialità, ma si rende altresì conto che andando avanti con una politica sistematica di tagli alla spesa, dove si adegua la fiscalità verso il basso, a lungo termine lo Stato gioco forza si ritroverà ancora nella condizione di non avere più sufficienti risorse per far capo ai bisogni. Gli sgravi fiscali del passato, voluti a suo tempo da Marina Masoni, pesano ancora oggi perché lo Stato fatica a reperire le risorse necessarie per far fronte alla spesa. E dunque si taglia la socialità, come s’è fatto ancora recentemente.
Viene da pensare che per il Ps conti di più la propria identità che non il compromesso.
Non è così. Per il mio partito contano entrambi. Guardi, sulla fiscalità il discorso non è affatto ideologico, ma contabile.
La fiscalità è un sistema che permette di ridistribuire la ricchezza e allo Stato di recuperare le risorse necessarie ai suoi scopi. Non parlerei dunque di una battaglia ideologica, perché la politica tributaria è una questione contabile.
Se si riduce la fiscalità delle persone particolarmente facoltose [misura prevista nel pacchetto in questione che punta a sgravare i grandi patrimoni, ndr], si può girarla come si vuole ma alla fine mancano i soldi.