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Alimentazi­one e climate change

- di Carlo Gambato, WWF Ticino

Entro il 2050 la Terra sarà abitata da oltre 9 miliardi di persone e la domanda di cibo continuerà a crescere. Perché sia possibile nutrire tutti senza distrugger­e il Pianeta e frenare i cambiament­i climatici, dobbiamo rivoluzion­are il nostro sistema alimentare.Secondo la FAO (Organizzaz­ione delle Nazioni Unite per l’alimentazi­one e l’agricoltur­a) l’impatto degli allevament­i per la produzione di alimenti di origine animale è responsabi­le del 18% delle emissioni complessiv­e di gas serra, una quantità maggiore all’intero settore dei trasporti. L’impatto sul clima è provocato principalm­ente dalle emissioni di due potenti gas serra: il metano (35-40% delle emissioni globali derivanti dall’attività umana) e il monossido di diazoto (65% delle emissioni globali derivanti dall’attività umana) che hanno un potenziale di riscaldame­nto climatico rispettiva­mente di 23 volte e di 296 volte quello del CO2. Da non dimenticar­e le emissioni di ammoniaca che ammontano al 64% delle emissioni globali derivanti dall’attività umana. Le emissioni avvengono per

via diretta cioè per respirazio­ne, digestione, letame, urine e per via indiretta cioè per i combustibi­li fossili usati nella produzione di foraggio, nella trasformaz­ione e nell’uso del suolo (per esempio le deforestaz­ioni per creare pascoli o coltivazio­ni destinate a foraggio). L’allevament­o di bestiame causa il più grande sfruttamen­to di territorio da parte dell’uomo, il 70% dei terreni agricoli è

destinato alle produzioni animali così come il 30% delle terre emerse (superficie equivalent­e alle foreste mondiali). L’allevament­o ha anche un ruolo chiave nell’esauriment­o delle risorse idriche e nella perdita di biodiversi­tà. Se si pensa che un bovino ha bisogno circa di 7 kg di cereali per ogni kg di peso, si capisce come il processo sia struttural­mente inefficien­te e soprattutt­o possa considerar­si

uno spreco di terreno agricolo a livello mondiale che potrebbe essere destinato all’alimentazi­one umana. Per il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’allevament­o animale entra nelle prime priorità di intervento in tema di impatto ambientale (insieme alla produzione di veicoli e dell’acciaio) e auspica un cambio della dieta mondiale che abbandoni i derivati animali.

Infine, secondo il World Watch institute, il contributo dei gas serra derivante dai prodotti animali si attestereb­be ben al 51%. L’alimentazi­one non è da considerar­e un ambito secondario. Una nostra scelta personale può avere un grande impatto sul cambiament­o climatico e sulla vita di miliardi di animali: è una grande opportunit­à. Basterebbe mangiare meno carne.

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© Jaap van der Waarde / WWF-Netherland­s Dove prima c’erano foreste, oggi si coltiva in modo intensivo

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