Argo 1 e le agenzie di sicurezza
In queste settimane i cittadini ticinesi sono stati tempestati dalle continue notizie relative alla questione Argo 1. La confusione regna sovrana e credo sia importante provare a fare un po’ d’ordine in una storia che sta screditando le istituzioni e le persone agli occhi dell’opinione pubblica. Partiamo dalle cose assodate, quindi dalle dichiarazioni rilasciate dal Direttore del Dss Paolo Beltraminelli già in marzo, quando pubblicamente ha spiegato nel detta- glio la vicenda dinanzi al Gran Consiglio assumendosi, contrariamente a quanto alcuni gli rimproverano, onestamente la responsabilità politica di quanto successo. Oggi sappiamo che il Cantone ha commesso una serie di gravi errori amministrativi nella gestione dei centri collettivi temporanei destinati ai richiedenti l’asilo. Errori che fino a questo momento non hanno avuto risvolti penali a carico di funzionari pubblici, (...)
Segue da pagina 3 (…) diversamente da quello che alcuni stanno insinuando. È comunque indispensabile approfondire la fattispecie come chiesto senza esitazione anche dal nostro Partito. Con queste premesse non è certo facile per un cittadino comprendere come mai al momento sia stata messa sotto inchiesta unicamente una funzionaria, rea di aver accettato il pagamento di una cena, quando di fatto essa rappresenta l’ultimo anello della catena e, come scritto nero su bianco nel decreto d’abbandono emanato dal Procuratore Generale, “mancano i requisiti del reato. La funzionaria non si è mai occupata dei rapporti contrattuali con la ditta Argo [...] ma unicamente del collocamento, smistamento e gestione dei richiedenti l’asilo [...]. Di conseguenza essa non poteva assolutamente interpretare il dono quale tentativo di influenzare i suoi comportamenti nelle attività di propria competenza”. Più chiaro di così. Il cittadino comprenderà certamente che è il legame sentimentale tra lei e il presidente del Ppd Dadò l’ingrediente più succulento per fomentare artificiosamente lo scandalo politico, con l’obbiettivo di colpire e danneggiare il Partito e uno tra i deputati più scomodi che abbiamo in Ticino. È evidente, ma a tutto c’è un limite. Più opportunamente è ora che si affrontino problemi veri, tornando quindi al nocciolo della questione: ad occuparsene ci sono la Commissione della Gestione, la Magistratura, il perito esterno Avv. Bertoli e presto, con ogni probabilità, anche una Commissione parlamentare d’inchiesta che dovrà, come da mandato ricevuto, verificare le responsabilità politiche del Governo, dei Dipartimenti e dei servizi competenti coinvolti. Ora non ci resta che attendere l’esito dei loro approfondimenti, senza bisogno di esacerbare gli animi o fare ulteriori illazioni. Nel frattempo coloro che osservano quanto sta accadendo, qualche domanda se la pongono. Ai loro occhi può risultare per esempio difficile comprendere come sia stato possibile che una società come Argo 1 abbia potuto operare sul suolo svizzero come ditta di sicurezza e quindi chiedersi quali controlli e verifiche vengono fatte in questo settore. È pure opportuno ricordare che il Gruppo Ppd aveva presentato già nel mese di giugno del 2016 un atto parlamentare dal titolo premonitore “Agenzie di sicurezza: guardiamo sotto il coperchio” che andava proprio a denunciare il sottobosco presente in questo settore. La risposta al nostro atto parlamentare è stata data 60 giorni prima del blitz della Polizia nei confronti del reclutatore dell’Isis. In questo momento la cittadinanza e le Istituzioni hanno bisogno di avere risposte chiare e concrete a queste e altre domande e c’è da augurarsi che i numerosi attori chiamati ad indagare arrivino a delle conclusioni in tempi rapidi. Ad oggi è comunque certo il grave danno subito dai dipendenti della società di sicurezza. Sia in termini salariali, sia per il fatto che alcuni di loro, per colpe di altri, si sono ritrovati dall’oggi al domani senza più un’occupazione. La netta sensazione è che a molti in questo momento faccia comodo credere che i problemi di questo settore inizino e finiscano con Argo 1. La verità è che, come scrivevamo già lo scorso anno nella nostra interrogazione, questo è il momento giusto per finalmente “guardare sotto il coperchio delle agenzie di sicurezza”.