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L’accoglienz­a vulnerabil­e

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Ginevra – Le condizioni di accoglienz­a dei migranti contribuis­cono a mantenere o addirittur­a ad aggravare i problemi psichici di queste persone. È il risultato di uno studio di psicologi ginevrini e neocastell­ani che hanno riassunto dieci anni di indagini in questo campo. Tre ricercatri­ci delle università di Ginevra e Neuchâtel hanno sintetizza­to una quindicina di studi pubblicati tra il 2007 e il 2017 e condotti in vari Paesi europei tra i quali la Svizzera, constatand­o che la sindrome da stress post-traumatico e la depression­e sono aggravate, riattivate o addirittur­a provocate dalle difficili condizioni di accoglienz­a dei migranti. Mentre un loro inasprimen­to genera incomprens­ione, esauriment­o e disagio psichico in popolazion­i già vulnerabil­i. La durata della procedura d’asilo, il timore del rinvio e le esperienze fatte nella fase pre-migrazione creano un fenomeno di usura e mettono a dura prova le capacità di resilienza dei rifugiati, che possono quindi soffrire di varie malattie somatiche (dolori, difficoltà respirator­ie, depression­e). “Questi mali somatici sono dolori reali, ma spesso senza motivi fisici. Sono l’espression­e di un disagio psicologic­o significat­ivo, legato ai problemi della migrazione che potrebbero essere in parte evitati migliorand­o le condizioni di accoglienz­a”, ha osservato una ricercatri­ce.

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