Edilizia, è ‘Giorno di paga’
Unia e Ocst sul cantiere Ffs della Quartino-Ranzo: ‘Settore in salute, ma salari in bonaccia’ Una serie di richieste puntuali in vista delle trattative nazionali di settimana prossima con la Società svizzera degli impresari costruttori
Un “Giorno di paga” a livello nazionale per sensibilizzare gli impresari costruttori circa l’esigenza di rivedere la politica dei salari nei confronti della manodopera. Così ieri si è concretizzata non una vera e propria azione sindacale, ma «una condivisione», per dirla con il responsabile del settore dell’edilizia di Unia, Dario Cadenazzi, tradotta a Quartino in un’affollata assemblea del personale del Consorzio Alto Verbano, il cui centinaio di dipendenti sta realizzando la tratta ferroviaria Quartino Ranzo. Dopo l’assemblea, l’incontro con la stampa. Nel corso del quale Paolo Locatelli (Ocst) ha chiarito che «l’azione non è contro il committente Ffs. Ma questo cantiere è l’emblema di un metodo di lavoro ferroviario che sta diventando abitudine. Un metodo in cui i tempi di consegna sono sempre più stretti e sempre più si fa ricorso ai lavori a regime speciale. Il tutto, senza contropartite». Le richieste avanzate dai sindacati (che lunedì saranno a Berna per un confronto nazionale con gli impresari costruttori svizzeri) sono puntuali: 150 franchi al mese in più in busta paga per tutti i lavoratori; 150 franchi al mese in più sui minimi contrattuali; un contributo di 20 franchi per ogni membro del nucleo familiare per “star dietro” ai continui aumenti di cassa malati; un aumento dell’indennità pranzo (da 16 a 18 franchi al giorno); e l’eliminazione della franchigia di 30 minuti sui tempi di viaggio, che allo stato attuale rimangono a carico del lavoratore.
‘Arrivare a un punto di svolta’
Per suffragare queste necessità Locatelli e Cadenazzi hanno commentato i dati forniti dalla stessa Società svizzera impresari costruttori, «quindi dati che sono tutto ma non tendenziosi o truccati», ha evidenziato Locatelli. Innanzitutto emerge un rapporto sbilanciato fra l’indice nazionale delle costruzioni (secondo trimestre 2017) e l’impiego: il primo ha un trend in continua crescita, mentre il secondo tende al ribasso. Inoltre, hanno un peso le riserve di lavoro nel settore dell’edilizia principale, che in Svizzera si assestano quest’anno a 12,9 miliardi di franchi. L’indice dei salari reali è poi cresciuto meno rispetto a quello della produttività del lavoro in termini reali (dai 2007-2016); e, osservando le tre tangenti “salari reali”, “affitti” e “premi di cassa malati”, la seconda cresce più della prima, e la terzo spara verso l’alto con un angolo di 45° rispetto alle altre due. «È ora di arrivare ad un punto di svolta nel settore – ha detto Cadenazzi –, al di là delle presunte difficoltà degli impresari. È vero che essi sono confrontati con una guerra dei prezzi, ma lo è altrettanto che questa non può essere combattuta sulla pelle dei lavoratori. I salari sono fermi da 3 anni (l’ultimo aumento reale è di 4 anni fa: lo 0,4%)». Locatelli ha sottolineato che «il settore edile è in salute e la produttività in aumento; ma non i salari». Il contratto nazionale mantello «è buono», ha ammesso Cadenazzi, «e dice anche le trattative salariali devono essere condotte ogni anno e devono tenere conto di più aspetti. In quest’ambito diciamo “no” ad una divisione fra i lavoratori come statuto (frontalieri o residenti, il cui numero in Ticino è più o meno equivalente) e contratti: i lavoratori vanno premiati tutti per quanto fanno». Cadenazzi ha infine ricordato l’ultima trattativa a livello nazionale: «Ci hanno liquidato dicendoci di tornare a casa per ripensare alle nostre richieste. Una cosa francamente imbarazzante».