Un chilo di coca tra bar e ‘disco’
Condannato a 3 anni e tre mesi il fornitore 26enne, no alla condizionale Il giovane, disoccupato e al beneficio dell’assistenza sociale, ha usato i guadagni essenzialmente per migliorare il suo tenore di vita
Un chilo di cocaina smerciato nel giro di un anno e mezzo, soprattutto nel Luganese. Una ‘brillante’ carriera terminata lo scorso maggio alla dogana di Chiasso. Ieri è arrivata la condanna per il 26enne svizzero di origine kosovara, residente da tempo in Ticino e rapidamente diventato personaggio di rilievo nel giro della ‘neve’. La Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha inflitto 3 anni e 3 mesi di detenzione, da espiare interamente. A carico dell’imputato, oltre alla quantità non indifferente di stupefacente trafficato, anche l’aspetto soggettivo. Formato professionalmente e, seppur disoccupato, mantenuto dall’assistenza sociale, questo giovane uomo non aveva un bisogno impellente di delinquere ‘per campare’. Il traffico di coca gli serviva essenzialmente per garantirsi un più alto tenore di vita. Telefoni cellulari di marca, tablet e computer, orologi di marca ma falsi, l’auto. La discoteca. E qualche tiro di coca. Sull’altro piatto della bilancia le confessioni rese agli inquirenti: ha ammesso interamente gli addebiti. Come altri suoi compatrioti l’imputato arrivò in Svizzera a causa della guerra nel Paese di origine. Si mise presto ‘in luce’ per diversi reati commessi già da minorenne, tra cui una rapina, che gli costarono due condanne a 60 giorni di detenzione erogate dal giudice dei minorenni. I guai con la giustizia continuarono anche successivamente con ulteriori infrazioni. Si arriva così alla vicenda ricostruita nel processo. Il 26enne trova i contatti giusti nei locali pubblici della zona, tra cui un bar di Molino Nuovo poco distante dalla centrale della polcom di Lugano. L’attività parte timidamente ma in fretta si fa incessante, con robusti rifornimenti a consumatori e altri trafficanti uno dei quali già processato, mentre la rete di traffico, di dimensioni internazionali, è sotto la lente degli inquirenti. Circa 40mila franchi il guadagno, già ‘investito’ in diversi oggetti di conforto e per il consumo occasionale di droga.
Gira pure il ‘Kamagra’
Annotazione tecnica e giuridica, la cocaina trattata era di purezza notevole, intorno all’80%, qualità che peraltro aumenta ulteriormente la messa a rischio delle persone coinvolte, o in alternativa il loro numero. Il 26enne, oltre a occuparsi delle operazioni di ‘taglio’ dello stupefacente, si muoveva in modo attivo, proponendosi ai consumatori di coca come loro fornitore. Lo scenario di questa attività comprendeva i locali
pubblici del Luganese. L’atto d’accusa lo ha chiamato in causa pure per la diffusione di bustine, una quarantina, di ‘Kamagra’, una sorta di Viagra indiano, fatto penalmente punibile siccome si tratta di un medicamento non omologato e quindi non commerciabile. Il procuratore pubblico Moreno Capella aveva chiesto una pena di quattro anni, mentre l’avvocato difensore Elio Brunetti una sospensione condizionale della pena, perché entro Natale potesse riabbracciare i familiari (il 26enne è coniugato con prole). Nella sentenza il giudice Pagnamenta ha sottolineato la gravità della colpa e la prognosi decisamente negativa per il futuro, anche alla luce dei precedenti penali. Attualmente il condannato si trova ancora alla Farera, in carcerazione di sicurezza. I cinque mesi già scontati andranno naturalmente a detrazione della pena; l’uomo ha comunque facoltà di ricorrere in Appello.