L’Isis perde il principale campo petrolifero in Siria
Beirut – L’Isis continua a subire colpi mortali per la sua sopravvivenza sul terreno: le forze democratiche siriane a guida curda, alleate degli Stati Uniti, hanno preso il controllo del principale campo petrolifero siriano in mano ai jihadisti, quello di Al-Omar. Il ‘Califfato’, che negli ultimi mesi ha perso la maggior parte del territorio in Iraq e Siria, fino alle sue ‘capitali’ Mosul e Raqqa, adesso dovrà rinunciare ad un centro di approvvigionamento strategico, conquistato nel 2014, che produce circa novemila barili di petrolio al giorno. L’operazione militare nel campo di AlOmar – che si trova nella ricca provincia petrolifera di Dayr az Zor, al confine con l’Iraq – è stata “rapida e vasta”, con il supporto aereo americano, hanno reso noto le forze curde, mentre un gruppo di militanti dell’Isis continua ad opporre resistenza. Anche gli americani hanno confermato la liberazione di Al-Omar, ma nel ginepraio siriano bisogna fare i conti con le tante forze in campo, che si contendono le ultime zone rimaste sotto controllo dell’Isis. In particolare i libanesi di Hezbollah, che combattono al fianco delle forze armate di Damasco e degli iraniani, attraverso i propri media hanno messo in dubbio il successo dei curdi nel giacimento di Al-Omar. L’Isis, in ogni caso, sta perdendo rovinosamente terreno. Fonti locali hanno riferito che i jihadisti si stanno arroccando nella località di Abukamal, al confine con l’Iraq, scavando trincee e cunicoli sotterranei. Per prepararsi a quella che a molti sembra la battaglia finale per la sopravvivenza del ‘Califfato’. Nel frattempo, prosegue l’attività diplomatica: il 30 e 31 ottobre è previsto un nuovo round di colloqui ad Astana, una sorta di trattativa parallela a quella coordinata dall’Onu a Ginevra e portata avanti con la mediazione di Russia, Turchia e Iran, che ha portato a un accordo sulla creazione di quattro zone ‘cuscinetto’ per un cessate il fuoco assoluto. Il nuovo round di colloqui nella capitale del Kazakistan è stato al centro di un colloquio telefonico, sabato, tra i leader turco e russo Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin, che hanno parlato di risultati fin qui “incoraggianti”.