Hadziev, la parola fine
Una morte per sfinimento. Questa la conclusione alla quale sono giunti gli inquirenti al lavoro sui resti del bracciante macedone Nikola Hadziev. Lo riferisce la Rsi riportando parole del procuratore pubblico Moreno Capella. Indispensabile il test del Dna per risalire alle generalità dell’uomo, le cui ossa furono rinvenute in più occasioni a partire dall’agosto del 2016 a Vergeletto, con appendice il 9 e 10 maggio di quest’anno. In quell’ultima occasione furono recuperati anche oggetti personali appartenenti al 57enne deceduto, dopo la segnalazione da parte di alcuni turisti che avevano osservato sul posto alcuni frammenti somiglianti a resti ossei. In base alla ricostruzione degli inquirenti, la sera del 10 luglio 2016, dopo una cena tenutasi in un locale di Vergeletto, Nikola Hadziev avrebbe deciso di tornare a piedi dall’Alpe Arena, dove lavorava, in nero, come bracciante. Hadziev si ferì, perdendo l’orientamento, vagando poi nelle zone circostanti in cerca della via di casa, fino a morire per sfinimento. Dopo i ritrovamenti dello scorso maggio, dalle parole di Capella (cfr ‘laRegione’ del 24 maggio 2017) era subito emersa l’inattendibilità della tesi dell’intervento di terzi, viste le pessime condizioni meteorologiche e l’estrema pericolosità della zona – le “Ganne” – particolarmente impervia.