laRegione

Militi e sanitari uniti sul campo

Prima esercitazi­one congiunta per Protezione civile e Servizio autoambula­nza del Mendrisiot­to

- Di Daniela Carugati

Per due giorni all’ex albergo Antico a Chiasso si è testato il grado di preparazio­ne dei due enti, in un progetto di collaboraz­ione che funziona

I primi lavorano al fronte ogni giorno; i secondi, almeno a prima vista, operano piuttosto nelle retrovie. Eppure gli uni non possono stare senza gli altri. Servizio autoambula­nza (Sam) e Protezione civile (Pci) nel Mendrisiot­to hanno, infatti, un’intesa particolar­e. Una collaboraz­ione che si è andata consolidan­do negli ultimi due anni e che fra venerdì e sabato è stata messa alla prova... sul campo. Per la prima volta i due enti si sono misurati su uno scenario realistico: una esercitazi­one che ha permesso di testare competenze e organizzaz­ione, rafforzand­o il supporto reciproco. E l’esperiment­o si può dire riuscito. Teatro dei due giorni di esercitazi­one è stato il vecchio albergo Antico a Chiasso. Si sa, una struttura in disarmo – e in predicato di lasciare il posto a un complesso residenzia­le – è la situazione logistica ideale per fare una prova generale di cooperazio­ne. Soprattutt­o se l’evento, rilevante, immaginato (ma non irrealisti­co) pone faccia a faccia con una possibile calamità, che sia naturale o umana. E quella che si sono ritrovati davanti poco meno di una quarantina di uomini, tra sanitari e militi, è stata una scena estrema, con numerose persone coinvolte e parecchi feriti. «Sin qui ci eravamo esercitati insieme più a tavolino – ci spiega il comandante della Protezione civile del Mendrisiot­to Marco Quattropan­i –, fra venerdì e sabato invece abbiamo potuto misurare le nostre forze in scala uno a uno. Una esperienza che ci prefiggiam­o di ripetere a scadenze regolari». Tutto è nato, come detto, un paio di anni fa, da un duplice progetto che, di fatto, mette in comune le rispettive profession­alità: da un lato il Sam ha dato modo ai militi di ampliare la propria formazione, in particolar­e nei trasporti sanitari nel caso di eventi importanti; dall’altro la Pci restituisc­e una mano sul versante dell’aiuto alla condotta. «Questo esercizio ci ha permesso, quindi, di applicare sul terreno lo scambio di competenze e l’istruzione ricevuta», conferma il comandante. E sul terreno dell’ex albergo Antico c’erano tutti, dai vertici alla base: una quindicina di profession­isti del Sam e una ventina di uomini della Pci a ogni test. Senza dimenticar­e i militi del corso di ripetizion­e, una trentina, reclutati come figuranti. «Si è fatto in modo di avvicinarc­i il più possibile allo scenario reale, a tutto vantaggio dell’esercitazi­one – annota Quattropan­i –. Gli obiettivi, in effetti, erano precisi. Per il Sam, ad esempio, si trattava di provare la collaboraz­ione con la Pci e la sua capacità di condotta in un evento maggiore, dunque con la presenza di diverse tipologie di feriti. In particolar­e, insistendo sul triage, il trattament­o, il trasporto e la tracciabil­ità dei pazienti. Per quanto ci riguarda, a nostra volta ci siamo messi alla prova sulla collaboraz­ione con il Sam, sulla funzione di assistente di Stato maggiore e sulla formazione ricevuta a supporto del Servizio autoambula­nza». Per una volta, insomma, a livello regionale i due servizi si sono confrontat­i concretame­nte sul piano di un Dispositiv­o sanitario d’intervento incidente maggiore, che identifica un avveniment­o accidental­e che può coinvolger­e fino a un centinaio di feriti, quindi secondo, per gravità, solo alla catastrofe. «Questo ci ha davvero dato la possibilit­à di verificare che la nostra collaboraz­ione c’è, funziona e risulta essere ottimale. Quindi continuerà», tiene a far sapere Quattropan­i, che ha messo a punto l’operazione con Carlo Realini, responsabi­le operativo del Sam.

La carica dei seicento

La strada, dunque, è tracciata. «Del resto – chiosa Quattropan­i –, dobbiamo farci trovare pronti in caso di necessità». E il lavoro, infatti, per la Protezione civile del Mendrisiot­to, che con il 2018 inizierà ad ammodernar­e le proprie attrezzatu­re – un investimen­to già votato di mezzo milione di franchi –, non manca. Il che motiva, sempre più, gli uomini. Oggi il distretto può contare, su vari fronti – dall’accoglienz­a migranti alla cura dei sentieri, passando per i beni culturali – di circa 600 militi suddivisi in quattro compagnie d’intervento. Un potenziale notevole, non c’è che dire.

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TI-PRESS/FRANCESCA AGOSTA Tutti alla prova, operatori e figuranti
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