Militi e sanitari uniti sul campo
Prima esercitazione congiunta per Protezione civile e Servizio autoambulanza del Mendrisiotto
Per due giorni all’ex albergo Antico a Chiasso si è testato il grado di preparazione dei due enti, in un progetto di collaborazione che funziona
I primi lavorano al fronte ogni giorno; i secondi, almeno a prima vista, operano piuttosto nelle retrovie. Eppure gli uni non possono stare senza gli altri. Servizio autoambulanza (Sam) e Protezione civile (Pci) nel Mendrisiotto hanno, infatti, un’intesa particolare. Una collaborazione che si è andata consolidando negli ultimi due anni e che fra venerdì e sabato è stata messa alla prova... sul campo. Per la prima volta i due enti si sono misurati su uno scenario realistico: una esercitazione che ha permesso di testare competenze e organizzazione, rafforzando il supporto reciproco. E l’esperimento si può dire riuscito. Teatro dei due giorni di esercitazione è stato il vecchio albergo Antico a Chiasso. Si sa, una struttura in disarmo – e in predicato di lasciare il posto a un complesso residenziale – è la situazione logistica ideale per fare una prova generale di cooperazione. Soprattutto se l’evento, rilevante, immaginato (ma non irrealistico) pone faccia a faccia con una possibile calamità, che sia naturale o umana. E quella che si sono ritrovati davanti poco meno di una quarantina di uomini, tra sanitari e militi, è stata una scena estrema, con numerose persone coinvolte e parecchi feriti. «Sin qui ci eravamo esercitati insieme più a tavolino – ci spiega il comandante della Protezione civile del Mendrisiotto Marco Quattropani –, fra venerdì e sabato invece abbiamo potuto misurare le nostre forze in scala uno a uno. Una esperienza che ci prefiggiamo di ripetere a scadenze regolari». Tutto è nato, come detto, un paio di anni fa, da un duplice progetto che, di fatto, mette in comune le rispettive professionalità: da un lato il Sam ha dato modo ai militi di ampliare la propria formazione, in particolare nei trasporti sanitari nel caso di eventi importanti; dall’altro la Pci restituisce una mano sul versante dell’aiuto alla condotta. «Questo esercizio ci ha permesso, quindi, di applicare sul terreno lo scambio di competenze e l’istruzione ricevuta», conferma il comandante. E sul terreno dell’ex albergo Antico c’erano tutti, dai vertici alla base: una quindicina di professionisti del Sam e una ventina di uomini della Pci a ogni test. Senza dimenticare i militi del corso di ripetizione, una trentina, reclutati come figuranti. «Si è fatto in modo di avvicinarci il più possibile allo scenario reale, a tutto vantaggio dell’esercitazione – annota Quattropani –. Gli obiettivi, in effetti, erano precisi. Per il Sam, ad esempio, si trattava di provare la collaborazione con la Pci e la sua capacità di condotta in un evento maggiore, dunque con la presenza di diverse tipologie di feriti. In particolare, insistendo sul triage, il trattamento, il trasporto e la tracciabilità dei pazienti. Per quanto ci riguarda, a nostra volta ci siamo messi alla prova sulla collaborazione con il Sam, sulla funzione di assistente di Stato maggiore e sulla formazione ricevuta a supporto del Servizio autoambulanza». Per una volta, insomma, a livello regionale i due servizi si sono confrontati concretamente sul piano di un Dispositivo sanitario d’intervento incidente maggiore, che identifica un avvenimento accidentale che può coinvolgere fino a un centinaio di feriti, quindi secondo, per gravità, solo alla catastrofe. «Questo ci ha davvero dato la possibilità di verificare che la nostra collaborazione c’è, funziona e risulta essere ottimale. Quindi continuerà», tiene a far sapere Quattropani, che ha messo a punto l’operazione con Carlo Realini, responsabile operativo del Sam.
La carica dei seicento
La strada, dunque, è tracciata. «Del resto – chiosa Quattropani –, dobbiamo farci trovare pronti in caso di necessità». E il lavoro, infatti, per la Protezione civile del Mendrisiotto, che con il 2018 inizierà ad ammodernare le proprie attrezzature – un investimento già votato di mezzo milione di franchi –, non manca. Il che motiva, sempre più, gli uomini. Oggi il distretto può contare, su vari fronti – dall’accoglienza migranti alla cura dei sentieri, passando per i beni culturali – di circa 600 militi suddivisi in quattro compagnie d’intervento. Un potenziale notevole, non c’è che dire.