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‘Non ce la faccio più, brucio tutto’: la disperazio­ne, poi il dramma

Ricostruit­e le ore precedenti il rogo nel quale, a Como, sono morti padre e quattro figli

- Di Marco Marelli

Una strage annunciata (“Basta, non ce la faccio più, brucio tutto”) e un interrogat­ivo rimasto in sospeso (“Si poteva fare di più per salvare i bambini?”). A scrivere i disperati messaggi, inviati nella notte, prima della tragedia, a decine di amici, conoscenti, maestri è stato Faycal Haitot, 49enne di origini marocchine, in Italia da una quindicina d’anni. L’uomo, che era disperato e temeva di perdere i suoi quattro figli, sabato mattina si è ucciso in casa con loro, dopo aver appiccato il fuoco che ha trasformat­o l’appartamen­to di via Per San Fermo 18 a Como in una camera a gas. L’interrogat­ivo (“Si poteva fare di più per salvare i bambini?”) sta sulla copertina del fascicolo della Procura di Como, che ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti. Ma non è la magistratu­ra a poter dare una risposta esaustiva alla domanda. Fra i destinatar­i dei messaggi c’è anche una donna di Monza che, alle otto e un quarto di sabato mattina, dopo aver acceso il cellulare trova scritto: “Chiama la Questura di Como”. Nello stesso istante arriva la segnalazio­ne del fumo, visto uscire dall’appartamen­to all'ultimo piano del condominio. Sul posto si precipitan­o i soccorsi e i vigili del fuoco. Solo alle otto e quaranta, quando i pompieri dopo aver spento le fiamme riescono a entrare nell’abitazione si capisce cosa è successo: l’uomo è già morto, i quattro figli sono distesi uno accanto all’altro nella camera da letto. Siff 11 anni, Sophia 7 anni, Soraya 5 anni e Saphira, 3 anni, moriranno di lì a qualche ora. Si poteva fare di più per salvare i bambini? Alla luce di quanto si è appreso con il passare delle ore il quesito si impone. Haitot a settembre aveva inviato una lettera a ‘La Provincia’, quotidiano di Como. “Ho chiesto l’aiuto economico all’assistente, zero. Ho scritto al dirigente dei servizi sociali. Come fanno a mangiare questi quattro bimbi? La scuola è già cominciata. Il primo giorno di scuola sono andato dai carabinier­i, per non prendere una denuncia. Siamo a casa. Nessuna visita a casa dei servizi sociali per controllar­e la vita quotidiana dei bambini. Voglio capire se viviamo a Como, Lombardia, Italia, o nel paese delle scimmie”. Lunedì scorso, con i quattro figli per mano, e preceduto da una relazione dei servizi sociali di Palazzo Cernezzi, il 49enne aveva incontrato i magistrati del Tribunale per i minori. Al termine dell’incontro gli deve essere franata la terra sotto i piedi. Sabato mattina la strage.

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