laRegione

Agente sospeso

Securitas toglie dal centro asilanti di Camorino l’ex dipendente di Argo 1

- Di Andrea Manna e Chiara Scapozza

Il provvedime­nto dopo l’articolo del CdT. L’agenzia di sicurezza: ‘Decisione presa di comune accordo con il Dss’

Da quando il suo nome è stato fatto dal ‘Corriere del Ticino’, l’agente prima impiegato da Argo 1 e oggi in servizio per Securitas non lavora più al Centro per richiedent­i l’asilo di Camorino. A confermarl­o alla ‘Regione’ è il direttore dell’agenzia privata Stefano Moro, che precisa gli estremi della decisione. «Di comune accordo con il Dipartimen­to della sanità e della socialità abbiamo deciso, a titolo cautelativ­o, di non impiegarlo al centro di Camorino, finché la fattispeci­e non sarà chiarita. Stando a quanto riportato dal quotidiano, gli si addebita di aver trafugato informazio­ni e vogliamo mantenere una certa riservatez­za, a tutela di chi abita al Centro richiedent­i». E quindi? «Restiamo in attesa di chiariment­i, che mi auguro possano arrivare il prima possibile. Al momento, francament­e, un ricollocam­ento all’interno dell’agenzia risulta difficile: sono finiti taluni mandati, tra i più grossi quello della sorveglian­za del Centro richiedent­i di Losone, e quindi abbiamo un certo esubero di personale. Attualment­e perciò non lo posso reintegrar­e altrove». Quello che il ‘CdT’ non ha esitato a definire “infiltrato” di Unia in Argo 1, e ancora “la mente nel procacciar­e documentaz­ione nella ditta diretta da Marco Sansonetti”, altro non è che un dipendente iscritto a un sindacato, al quale si è rivolto quando la situazione all’interno della ditta Argo 1 era diventata insostenib­ile (rimborsi spese non riconosciu­ti, pagamenti in nero, salario troppo basso). Lo ha spiegato al nostro giornale la settimana scorsa Oswaldo Formato, sindacalis­ta di Unia, replicando proprio a quanto apparso sulle colonne del ‘CdT’ (vedi ‘laRegione’ del 19 ottobre). Dipendente affiliato al sindacato, a cui si è rivolto per quelle che riteneva violazioni contrattua­li. Un problema? «È ciò che ha spiegato anche a me nel colloquio che abbiamo avuto a seguito dell’articolo – risponde Moro –. Io non ho nulla contro i sindacati, o il fatto che i dipendenti siano affiliati al sindacato. Ci mancherebb­e», puntualizz­a il direttore. «Peraltro l’agente ha negato ogni addebito, compreso il fatto di risiedere in Italia». Per conoscere le ragioni che hanno portato al provvedime­nto abbiamo sollecitat­o anche il Dipartimen­to. Seppur solo via mail Renato Bernasconi, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, risponde: «Mi risulta che, a seguito delle informazio­ni apprese dalla stampa, Securitas abbia preso la decisione di non più impiegare temporanea­mente e a titolo cautelativ­o l’agente presso il Centro richiedent­i l’asilo di Camorino. La stessa – scrive ancora Bernasconi – è stata da me condivisa». Secondo quindi l’alto funzionari­o del Dipartimen­to, sarebbe stata l’agenzia di sicurezza a muoversi per prima. Il direttore della ditta parla invece di decisione presa di comune accordo con il Dss. Resta il fatto che il dipendente è stato sospeso dall’incarico. A proposito delle presunte rivelazion­i del ‘CdT’, Formato aveva parlato anche di macchina del fango. Qualche schizzo è partito... Unia sta valutando con l’avvocato se ci sono gli estremi per ricorrere alle vie legali. A prendere posizione sul caso ieri è stato anche il Partito socialista, che nell’esprimere “la sua disapprova­zione riguardo ai tentativi di squalifica­re a mezzo stampa l’importanza di una Commission­e parlamenta­re d’inchiesta” (in riferiment­o all’intervista di ieri, sempre ad opera del ‘CdT’ all’Udc Marco Chiesa, contrario a una Cpi), torna sull’articolo di settimana scorsa. “Non è ammissibil­e – si legge in un comunica-

to – cercare di squalifica­re l’attendibil­ità dei testimoni e il lavoro sindacale con lo scopo di sviare l’attenzione dalla gravità del caso e dai quesiti che ancora non hanno ottenuto delle risposte chiare e attendibil­i”. Il Ps si unisce perciò a Syndicom, Ssm e all’Associazio­ne ticinese dei giornalist­i, i quali hanno criticato il modo e i termini con cui il ‘CdT’ ha trattato

i fatti relativi ai testimoni del caso ‘Argo 1’. “Non è accettabil­e che dei lavoratori che denunciano delle malversazi­oni e delle irregolari­tà al proprio sindacato vengano definiti “infiltrati” – sostiene il Ps –, né che il lavoro sindacale di Unia sia descritto alla stregua di entità o di organizzaz­ioni che nulla hanno a che fare con l’attività e il lavoro di un sindacato”.

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TI-PRESS Unia ha già preso contatto con l’avvocato: le valutazion­i sono in corso

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