Agente sospeso
Securitas toglie dal centro asilanti di Camorino l’ex dipendente di Argo 1
Il provvedimento dopo l’articolo del CdT. L’agenzia di sicurezza: ‘Decisione presa di comune accordo con il Dss’
Da quando il suo nome è stato fatto dal ‘Corriere del Ticino’, l’agente prima impiegato da Argo 1 e oggi in servizio per Securitas non lavora più al Centro per richiedenti l’asilo di Camorino. A confermarlo alla ‘Regione’ è il direttore dell’agenzia privata Stefano Moro, che precisa gli estremi della decisione. «Di comune accordo con il Dipartimento della sanità e della socialità abbiamo deciso, a titolo cautelativo, di non impiegarlo al centro di Camorino, finché la fattispecie non sarà chiarita. Stando a quanto riportato dal quotidiano, gli si addebita di aver trafugato informazioni e vogliamo mantenere una certa riservatezza, a tutela di chi abita al Centro richiedenti». E quindi? «Restiamo in attesa di chiarimenti, che mi auguro possano arrivare il prima possibile. Al momento, francamente, un ricollocamento all’interno dell’agenzia risulta difficile: sono finiti taluni mandati, tra i più grossi quello della sorveglianza del Centro richiedenti di Losone, e quindi abbiamo un certo esubero di personale. Attualmente perciò non lo posso reintegrare altrove». Quello che il ‘CdT’ non ha esitato a definire “infiltrato” di Unia in Argo 1, e ancora “la mente nel procacciare documentazione nella ditta diretta da Marco Sansonetti”, altro non è che un dipendente iscritto a un sindacato, al quale si è rivolto quando la situazione all’interno della ditta Argo 1 era diventata insostenibile (rimborsi spese non riconosciuti, pagamenti in nero, salario troppo basso). Lo ha spiegato al nostro giornale la settimana scorsa Oswaldo Formato, sindacalista di Unia, replicando proprio a quanto apparso sulle colonne del ‘CdT’ (vedi ‘laRegione’ del 19 ottobre). Dipendente affiliato al sindacato, a cui si è rivolto per quelle che riteneva violazioni contrattuali. Un problema? «È ciò che ha spiegato anche a me nel colloquio che abbiamo avuto a seguito dell’articolo – risponde Moro –. Io non ho nulla contro i sindacati, o il fatto che i dipendenti siano affiliati al sindacato. Ci mancherebbe», puntualizza il direttore. «Peraltro l’agente ha negato ogni addebito, compreso il fatto di risiedere in Italia». Per conoscere le ragioni che hanno portato al provvedimento abbiamo sollecitato anche il Dipartimento. Seppur solo via mail Renato Bernasconi, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, risponde: «Mi risulta che, a seguito delle informazioni apprese dalla stampa, Securitas abbia preso la decisione di non più impiegare temporaneamente e a titolo cautelativo l’agente presso il Centro richiedenti l’asilo di Camorino. La stessa – scrive ancora Bernasconi – è stata da me condivisa». Secondo quindi l’alto funzionario del Dipartimento, sarebbe stata l’agenzia di sicurezza a muoversi per prima. Il direttore della ditta parla invece di decisione presa di comune accordo con il Dss. Resta il fatto che il dipendente è stato sospeso dall’incarico. A proposito delle presunte rivelazioni del ‘CdT’, Formato aveva parlato anche di macchina del fango. Qualche schizzo è partito... Unia sta valutando con l’avvocato se ci sono gli estremi per ricorrere alle vie legali. A prendere posizione sul caso ieri è stato anche il Partito socialista, che nell’esprimere “la sua disapprovazione riguardo ai tentativi di squalificare a mezzo stampa l’importanza di una Commissione parlamentare d’inchiesta” (in riferimento all’intervista di ieri, sempre ad opera del ‘CdT’ all’Udc Marco Chiesa, contrario a una Cpi), torna sull’articolo di settimana scorsa. “Non è ammissibile – si legge in un comunica-
to – cercare di squalificare l’attendibilità dei testimoni e il lavoro sindacale con lo scopo di sviare l’attenzione dalla gravità del caso e dai quesiti che ancora non hanno ottenuto delle risposte chiare e attendibili”. Il Ps si unisce perciò a Syndicom, Ssm e all’Associazione ticinese dei giornalisti, i quali hanno criticato il modo e i termini con cui il ‘CdT’ ha trattato
i fatti relativi ai testimoni del caso ‘Argo 1’. “Non è accettabile che dei lavoratori che denunciano delle malversazioni e delle irregolarità al proprio sindacato vengano definiti “infiltrati” – sostiene il Ps –, né che il lavoro sindacale di Unia sia descritto alla stregua di entità o di organizzazioni che nulla hanno a che fare con l’attività e il lavoro di un sindacato”.