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Traffico di oro, undici imputati alla sbarra a Como

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Non solo uova d’oro, ma anche ottone. Non conosce limite la fantasia dei trafficant­i illegali di oro, pur di realizzare in modo fraudolent­o grossi guadagni. È quanto si apprende dopo che in sede di udienza preliminar­e a Como davanti al giudice Maria Luisa Lo Gatto è iniziato il processo nei confronti di undici imputati accusati a vario titolo di associazio­ne per delinquere finalizzat­a al riciclaggi­o di oro e valuta, esportazio­ne illegale verso il Canton Ticino di ingenti quantitati­vi di metallo giallo, evasione fiscale ed esercizio abusivo di commercio. Per la prima volta è stato possibile prendere visione degli atti riferiti all’operazione “Uova d’oro” della Guardia di finanza di Ponte Chiasso, coordinata dal pm Simone Pizzotti sostituto della Procura. Inchiesta sulla quale inizialmen­te aveva indagato la Dda di Milano di Ilda Boccassini, in quanto si pensava che dietro il traffico di oro e valuta ci fosse la ’ndrangheta. Fra gli imputati anche un 64enne ticinese, residente a Coldrerio, un cittadino italiano, 57enne, residente ad Agno e un comasco, 62enne, residente a Novazzano. Stando all’accusa un 68enne di Valenza (Alessandri­a) avrebbe utilizzato 12 milioni di euro, gli utili in nero della sua società Banco 77, per l’acquisto illegale di oro. Nel corso dell’inchiesta le “fiamme gialle” di Ponte Chiasso in tre occasioni hanno sequestrat­o complessiv­amente 124 chilogramm­i di oro di cui 110 il 31 maggio 2013, giorno di Pasqua, trovati sull’autovettur­a che guidata da un torinese – e sulla quale si trovavano la moglie e i tre figli, con colombe e uova pasquali – stava entrando in Ticino. Gli altri due sequestri risalgono al 20 febbraio e al 31 ottobre 2013: 10 chili di oro, nascosti in un doppiofond­o, e 4 chili che il conducente dell’auto aveva in una pancera. Sequestrat­i, l’8 maggio 2013, anche 128mila euro che rientravan­o in Italia. Dagli atti si apprende che il ticinese avrebbe svolto false operazioni doganali, simulando trasporti di oro ma portando con sé ottone, con cui entrava in Ticino dichiarand­o metallo giallo per ottenere dalle autorità doganali svizzere documentaz­ione attestante regolare possesso di oro, commettend­o reati di falso non punibili in Italia, ma in Svizzera. M.M.

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Metallo giallo

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