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‘Lugano forte. E simpatico’

René Erlachner, tecnico dello Schötz avversario domani dei bianconeri, non si fa illusioni, ma nemmeno si dà per vinto

- Di Marzio Mellini

Quinto posto nel gruppo 2 di Prima Lega (5 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte), 19 punti, un attacco non devastante (20 reti segnate), una difesa non particolar­mente ermetica (19 gol subiti): sono i numeri dello Schötz, avversario domani del Lugano. I lucernesi hanno clamorosam­ente fallito le prove generali di Coppa: 0-6 a Basilea, sul campo dei Black Stars, l’ottava forza del girone. «Non era una prova – interviene il tecnico dello Schötz René Erlachner – bensì un incidente di percorso. Nel calcio capita che a una squadra vada tutto bene e all’altra tutto male. Sabato è successo proprio questo, il risultato si spiega così». Nativo di Olten, noto per essere stato l’allenatore del Wohlen ai tempi di una Challenge League in cui militavano ben quattro squadre ticinesi, il mister dei lucernesi non si scompone né si preoccupa. Al contrario, si rallegra all’idea di affrontare il Lugano. «Ho da sempre una particolar­e simpatia per le vostre squadre. Chi non ama il Ticino, del resto? Quella di Tami è una compagine simpatica. È un privilegio contendere il successo a un avversario di Super League, che troviamo a uno stadio della competizio­ne che ci siamo guadagnati vincendo quattro partite. Non abbiamo nessun motivo di inquietarc­i, sarà un piacere giocare un incontro così. Li ho visti a Lucerna, impegnati in Europa League: una signora squadra». Nel pieno rispetto dello spirito della Coppa, lo Schötz ha il dovere di provarci e di coltivare qualche ambizione... «Se giochiamo quindici volte contro il Lugano, vinciamo una volta e perdiamo quattordic­i. La sconfitta rientrereb­be nella normalità delle cose. I bianconeri hanno giocatori di livello assoluto in ogni ruolo. Non è però nemmeno giusto dare il loro successo per scontato. Se tutto dovesse girare per il verso giusto a nostro favore, ce la potremmo anche fare. Dobbiamo convincerc­i che questa sia quella volta lì, in cui vinciamo noi e non loro».

‘Salire è complicato’

Uomo di calcio da molti anni, Erlachner conosce bene un movimento che giudica in continuo sviluppo. Soprattutt­o quello a ridosso di Challenge e Super League, categorie che però restano molto lontane e difficilme­nte raggiungib­ili. «In Prima Lega qualche squadra interessan­te c’è, ma il salto verso la Challenge League è un’operazione molto complessa. Anche perché prima c’è la Promotion League, una categoria molto interessan­te che conosco bene per i miei trascorsi a Berna, al Breitenrai­n. È un campionato già parecchio esigente. È però vero che la Challenge League lo è ancora molto di più. Sul piano sportivo, un salto di quel genere potrebbe anche riuscire, all’una o all’altra squadra.

Tuttavia è sul piano delle infrastrut­ture e delle finanze che la lotta si fa impari. L’asticella si alza, le esigenze si moltiplica­no, e salire diventa davvero molto complicato». Nel suo Schötz ci sono talenti che potrebbero ambire al calcio profession­istico? «È sempre più difficile salire dalla Prima Lega alla Challenge o addirittur­a alla Super League. Il calcio funziona come la vita: se vuoi ambire a una posizione importante, devi fare

studi superiori. Se vuoi diventare medico, devi frequentar­e l’università. Nel calcio il meccanismo è simile. Se vuoi ambire alla Super League, devi studiare calcio in maniera approfondi­ta e profession­ale. E questo lo puoi fare solo se entri in una società importante che dispone di una struttura organizzat­a e ti permette di accedere a una U18 o U21, con allenatori qualificat­i e un programma di allenament­i che ti concede davvero di imparare le basi della disciplina, per prepararti al salto fino alla massima categoria. Di questa scuola possono beneficiar­e anche le squadre di categoria inferiore, felici di accogliere chi il salto nel calcio profession­istico non riesce a farlo. Sono ragazzi che, benché non siano diventati dei calciatori di livello, portano comunque con sé un bagaglio tecnico importante che mettono a disposizio­ne di un gruppo che non può che trarne beneficio».

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È il novantesim­o dalla fondazione, risalente al 1927

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