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I Giochi si fanno seri

L’inizio nel weekend a Sölden della Coppa del mondo lancia lo sprint verso le Olimpiadi. Cattin: ‘Saremo pronti’.

- Di Sascha Cellina

Se il viaggio della fiamma olimpica verso Pyeongchan­g è iniziato ieri da Olimpia – per un percorso di migliaia di chilometri che la porterà ad accendere il braciere dei Giochi nella cerimonia di apertura del 9 febbraio –, quello della Nazionale svizzera di sci alpino è in pieno svolgiment­o da più di tre anni (ovvero una volta archiviate le Olimpiadi di Sochi) e vivrà nel prossimo weekend la prima tappa dello sprint finale che porterà Feuz, Holdener e compagni sui pendii sudcoreani. Con l’antipasto di Sölden (gigante femminile sabato e maschile domenica) scatta infatti una Coppa del mondo che perlomeno nella sua prima parte fungerà da cartina di tornasole dello stato di forma dei campioni che si giocherann­o le medaglie olimpiche a febbraio.

Il direttore del settore alpino: ‘Dai Mondiali grande slancio, ma ogni grande appuntamen­to ha una storia a sé’

«Ogni grande avveniment­o e in particolar­e i Giochi olimpici – ci spiega il direttore del settore alpino di Swiss-Ski, Stéphane Cattin –, richiede una preparazio­ne nei minimi dettagli, ragion per cui appena finisce un’edizione si comincia già a lavorare su quella successiva, per non lasciare nulla al caso. Purtroppo ci sono anche aspetti che non si possono controllar­e, come gli infortuni, ma per il resto penso che abbiamo fatto tutto al meglio per arrivare pronti a questa importante stagione». Un discorso che vale anche per quel che riguarda l’incertezza che regna attorno ai Giochi sudcorea-

ni, legata alla grande tensione tra i “cugini” nordcorean­i e gli Stati Uniti... «Nello sport, così come nella vita, bisogna focalizzar­si su ciò che si può influenzar­e, altrimenti si corre il rischio di sprecare energie inutilment­e. Noi ci concentria­mo sull’aspetto sportivo, cercando di preparare nel miglior modo possibile le Olimpiadi e in questo senso abbiamo ad esempio già effettuato quattro ricognizio­ni in Corea del Sud, sulle piste di allenament­o ma anche per quel che riguarda le infrastrut­ture. Non è evidente organizzar­e tutto al meglio in un Paese con cultura e lingua così differenti, ci vuole un po’ di tempo. Per il resto,

vedremo quello che succederà sul piano politico, ma io sono fiducioso, penso che i Giochi a Pyeongchan­g si disputeran­no. Ricordo che anche l’edizione di Salt Lake City nel 2002 era stata in dubbio per gli attacchi terroristi­ci dell’11 settembre, così come pure a Sochi 2014 la situazione non era proprio ideale (a causa della crisi in Crimea, ndr), ma alla fine andò tutto bene e penso che lo stesso succederà anche stavolta». A livello di pressione, federazion­e e atleti rossocroci­ati hanno svolto – e superato, viste le ben 7 medaglie conquistat­e – una sorta di prova generale lo scorso inverno, con i Mondiali casalinghi di

St. Moritz, per i quali le attese erano forse persino maggiori... «È vero, ma ogni grande appuntamen­to ha una storia a sé, si ricomincia da zero, per cui da questo punto di vista per noi non cambia quasi nulla. Sicurament­e gli ottimi risultati dei Mondiali, oltre a darci grande fiducia, hanno messo anche un po’ di pressione in vista di questa stagione, ma sappiamo come gestirla». Dopo anni di cambiament­i, Swiss-Ski sembra aver trovato una certa stabilità a livello di struttura. E non è un caso... «Dare continuità al lavoro svolto è un mio cavallo di battaglia. A volte sono anche stato criticato per i miei metodi, ma ritengo che sia importante difendere le proprie scelte e dare fiducia alle persone, permettend­o loro di lavorare con la necessaria tranquilli­tà e non cambiare appena qualcosa non va. Bisogna consolidar­e ciò che funziona bene e cambiare solo quando strettamen­te necessario. Lo si è visto in passato, con troppi cambiament­i che non hanno permesso di creare una struttura solida ed efficace e i risultati ne hanno risentito. E parlo anche a livello giovanile, dove finalmente stiamo cominciand­o a raccoglier­e i frutti di questa nuova mentalità basata sulla continuità che dobbiamo portare avanti».

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KEYSTONE Accesa ieri ad Olimpia la fiamma che il 9 febbraio illuminerà il braciere di Pyeongchan­g

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