Un Palacinema da far decollare
Gran folla sabato a Locarno per l’inaugurazione del Palacinema, la casa del Pardo che ‘da grande’ vuol diventare centro di eccellenza dell’audiovisivo. In questa direzione va l’auspicio espresso dal presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli: ‘Solo
Inaugurata sabato con un bagno di folla la casa del Pardo. L’emozione di Carla Speziali e Alain Scherrer e gli auspici di lungimiranza di Bertoli: ‘Ciò che ci si farà ne darà il vero valore’.
«Dopo le costruzioni, dopo le aperture, dopo le inaugurazioni, ci sono le cose da fare. Tutto quello che verrà fatto all’interno del Palacinema e attorno ad esso sarà quello che darà il reale valore di quest’opera». Nell’auspicio espresso da Manuele Bertoli a nome del governo ticinese sta certamente molto del “senso” dell’operazione Palacinema. La struttura, ufficialmente inaugurata sabato in un grande, sentito abbraccio popolare, è per ora un magnifico contenitore. Quanto al modo di occuparlo, è per l’appunto ancora una questione “in progress”. Come Lugano con il Lac, Locarno con il Palacinema «guarda avanti pensando al futuro e ai suoi contenuti – ha aggiunto –, che poi alla fine si declinano anche in ricadute economiche». Contenuti, appunto, da sviluppare «nel segno della qualità, delle sfide da cogliere e da vincere: il nostro Cantone, il Locarnese, la Svizzera lo meritano». E a proposito di meriti, innegabile è quello di Carla Speziali, ex sindaco, ora presidente della Sa, grazie alla cui incrollabile passione ha potuto germogliare, fino a farsi albero, il seme di un’idea che per lunghi periodi è parsa soltanto utopia. Visibilmente emozionata, Speziali ha dunque salutato il “suo” gioiello con «orgoglio e gratitudine», ripensando all’«iter istituzionale eccezionalmente veloce» che ha portato alla sua inaugurazione sotto la «buona stella» di Martin Hellstern, «il benefattore», nelle parole di Speziali, che con il suo contributo a fondo perso di 10 milioni di franchi ha sbloccato un’impasse decennale. L’obiettivo, ha ricordato, era importante: «Dare una casa al Pardo, ancorare il nostro Festival alla regione, prolungarne la magia sull’arco dell’anno». Il risultato, ha detto, è «un centro di eccellenza e un polo nel senso più completo del termine»: un «simbolo di bellezza e di forza creativa, di perseveranza e di concordanza, di rispetto per la memoria, di azione condivisa, di impegno appassionato, di dedizione alle giuste cause». Un merito, quello di Speziali, ampiamente riconosciuto dal suo successore a Palazzo Marcacci Alain Scherrer, che ha salutato tutti i nuovi inquilini del Palacinema come i motori di una cultura che è ancora «gioiosa scoperta». E scoperta dovrà essere anche la «solida coesione» senza la quale il centro di competenza dell’audiovisivo «non conoscerà lo sviluppo che tutti vogliamo e che permetterà la crescita culturale, turistica ed economica della nostra regione». Una regione cui il consigliere federale Ignazio Cassis, molto applaudito, ha voluto rendere merito riferendosi in particolare ai sindaci quali «artefici di un consenso» che «specie nel Locarnese» – ha accennato, suscitando l’ilarità dell’uditorio – è merce rara e preziosissima. Anche Cassis ha poi riconosciuto «la tenacia, la forza di carattere e la cocciutaggine, quando necessario», di Carla Speziali, che, «superando tanti veleni, ha saputo consegnare ad Alain Scherrer l’esecuzione finale dell’opera». Opera che, come il Lac a Lugano, «dovrà aiutare a costruire il nostro futuro, a darci quella pace e quella prosperità cui tutti aspiriamo». «Servire e scomparire» è infine il motto (non suo, ma di Federico II il Grande) evocato da Marco Solari, presidente del Festival e già padrone di casa al Palacinema. «Servire – ha detto – nel senso di utilità per la cultura, anche per un Festival, il nostro, che è il più libero di tutti i festival. Utile, soprattutto, alla comunità». Che potrà beneficiare di una struttura «parte integrante di un mosaico definito quando, nel 2000, si trattava di scegliere: mollare o insistere, investire, crederci, rendendo il Festival sempre più grande; troppo grande per fallire».