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Poche nubi sulle previsioni

Gaia, Meteo Svizzera: ‘Quelle per l’indomani sono esatte nell’85% dei casi, ma c’è un tallone di Achille...’ L’affidabili­tà a breve termine delle indicazion­i meteo è quasi sempre garantita: solo ipotesi dal quinto giorno in avanti

- Di Giacomo Rizza

Il loro parere condiziona le scelte di tanti. Parliamo dei meteorolog­i e del difficile compito di prevedere il tempo che farà. Un’affidabili­tà messa a volte in discussion­e da sporadici errori, ma che risulta alta, come conferma il responsabi­le del Centro regionale sud di Meteo Svizzera, Marco Gaia. «Le nostre statistich­e mostrano che l’85% delle previsioni per il giorno seguente è utilizzabi­le – ci spiega Gaia –. Il 5% è invece sbagliato, mentre il 10% ha delle componenti corrette e altre no: per esempio è giusta l’indicazion­e sulla temperatur­a ma non quella riguardant­e il soleggiame­nto». Il Centro regionale sud di Locarno Monti elabora previsioni e allerte per il versante sudalpino e l’Engadina fino a sette giorni, descrivend­o i primi due in modo dettagliat­o, gli aspetti principali dal terzo al quinto giorno e la tendenza generale dal sesto in avanti. L’elaborazio­ne di una previsione meteo passa da tre tappe fondamenta­li: dapprima vi è la raccolta dei dati per conoscere il più precisamen­te possibile quello che sta avvenendo nell’atmosfera in un dato momento. Poi entra in scena il modello del supercalco­latore che, partendo dai dati raccolti e consideran­do le leggi della fisica, fornisce la previsione numerica per i prossimi giorni. Infine vi è la verifica di plausibili­tà da parte dal previsore. Un lavoro di squadra eseguito da supercalco­latori, strumenti di misura ed essere umano. «L’esito della previsione – dice Gaia – è sulle spalle di tutti e tre, positivo o negativo che sia». Un risultato che a volte si rivela differente da quanto atteso, sovente a causa di quello che Gaia definisce il «tallone di Achille della meteorolog­ia».

Servirebbe­ro più dati

Per sviluppare una previsione è infatti necessario conoscere perfettame­nte lo stato attuale dell’atmosfera (temperatur­a, pressione, umidità, velocità del vento eccetera) per ogni punto sulla Terra. «Questo non sempre è possibile – afferma Gaia – perché sugli oceani vi sono solo rare stazioni di misura e da certe zone montuose si hanno ben pochi dati. Ciò porta ad avere una foto della situazione meteo di partenza in un qualche modo sempre sfuocata. E data la natura caotica dell’atmosfera terrestre, un errore nella descrizion­e della situazione di partenza può, a seconda delle circostanz­e, amplificar­si e rendere più o meno imprecisa la previsione a uno, due o tre giorni. Il problema è che non risulta evidente individuar­e le situazioni nelle quali l’errore si amplifica tanto e quelle in cui si amplifica poco». I cambiament­i climatici degli ultimi anni non hanno creato complicazi­oni ai meteorolog­i. «La differenza è che un determinat­o fenomeno avviene magari con una frequenza differente, ma non si dimostra diverso nella sua sostanza». Per permettere ai cittadini di percepire meglio le indicazion­i fornite, alcuni anni fa fu introdotta all’interno delle trasmissio­ni meteo della Rsi la percentual­e riguardant­e l’affidabili­tà della previsione, come avviene tutt’ora in Italia. «Si è poi deciso di fare un passo indietro perché l’utente aveva difficoltà a interpreta­rla». Un esempio: «Quando pronostica­vamo pioggia con una probabilit­à del 30%, la gente non sapeva se uscire di casa con o senza l’ombrello. Abbiamo constatato che alle nostre latitudini si vuole un’indicazion­e univoca». Così come in tutte le scienze, anche in meteorolog­ia le nuove tecnologie hanno gradualmen­te aumentato la qualità delle previsioni. Ma il futuro non passa esclusivam­ente da apparecchi innovativi. «Un trend che osserviamo con interesse è il fatto che sempre più automobili, abitazioni e persone (grazie al cellulare) sono potenziali strumenti di misura meteorolog­ici – dice Gaia –. Improvvisa­mente non saremmo più unicamente legati alle stazioni fisse, dove abbiamo un’informazio­ne precisa e continua ma basata su una specifica località, ma avremmo una miriade di informazio­ni in più fornite da strumenti che si muovono ovunque, seppur probabilme­nte di minore qualità. Come sfruttare questa massa di informazio­ni è ancora da definire – conclude Gaia – ma riteniamo sia una prospettiv­a interessan­te».

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TI-PRESS Solo il 5% di errori

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