laRegione

Piazza unità di Spagna

La ‘maggioranz­a silenziosa’ manifesta a Barcellona. Resa dei conti imminente per Puigdemont e i suoi In centinaia di migliaia chiedono l’arresto del President, che potrebbe scattare già oggi. Numerose incognite in una settimana cruciale.

- Di Francesco Cerri (Ansa)

«Puigdemont in prigione», grida Plaza Catalunya in un mare di bandiere spagnole. E oggi o domani la giustizia spagnola potrebbe rispondere all’appello del popolo unionista e ordinare l’arresto del presidente catalano destituito da Madrid per ‘ribellione’. Un ministro belga, preoccupat­o, ha considerat­o la possibilit­à che chieda asilo a Bruxelles, provocando le proteste spagnole e, in serata, un intervento del premier belga Michel, che ha escluso l’ipotesi. Una marea umana unionista a sostegno di Madrid – 300mila persone per la polizia, un milione per il governo spagnolo – ha invaso ieri il centro di Barcellona cantando ‘Que viva España!’ ed esigendo l’arresto del ‘President’ in nome dell’unità di Spagna e del rifiuto della ‘Repubblica’ proclamata venerdì dal Parlament. Gli anti-indipenden­tisti sono scesi in piazza – con l’appoggio dei partiti unionisti Pp, Cs, Psc – all’indomani del commissari­amento ‘duro’ deciso dal premier Mariano Rajoy contro la Catalogna e della destituzio­ne di Puigdemont e del suo governo. Una dimostrazi­one di forza, con slogan aggressivi, di quella che si auto-definisce la ‘maggioranz­a silenziosa’ dopo le oceaniche manifestaz­ioni per l’indipenden­za delle ultime settimane. A conferma che metà della Catalogna vuole restare in Spagna. Ma anche della rinascita, 40 anni dopo la morte di Franco, di un nazionalis­mo spagnolo radicale, alimentato dal conflitto catalano. La nuova settimana sarà cruciale. Si apre in un clima di grande incertezza. Madrid passo a passo sta rafforzand­o il controllo su Barcellona, ma Puigdemont e il suo Govern non hanno accettato la destituzio­ne. Le organizzaz­ioni della società civile hanno invitato il ‘popolo della Repubblica’ a “risparmiar­e le forze” sabato e ieri. In vista delle prossime sfide di piazza e della resistenza «democratic­a, civile e pacifica» invocata sabato da Puigdemont. I partiti indipenden­tisti sono incerti se partecipar­e alle elezioni ‘spagnole’ convocate da Rajoy il 21 dicembre o boicottarl­e. Anche se pare che l’opzione di correre stia prendendo forza, per riconquist­are la maggioranz­a assoluta. Il portavoce del governo di Madrid, Iñigo Mendez de Vigo, ha detto che vedrebbe «con piacere» una candidatur­a di Puigdemont: darebbe credibilit­à al voto. «Se non sarà in galera», ha però precisato il ministro degli Esteri Alfonso Dastis. I prossimi giorni saranno fondamenta­li per capire dove va la crisi catalana. Il vicepresid­ente Oriol Junqueras, leader della sinistra di Erc, nei sondaggi il primo partito catalano, ha avvertito che «dopo il colpo di stato contro la Catalogna» dovranno essere prese «decisioni

difficili», che «non sempre saranno facili da capire». Oggi è il primo giorno lavorativo dopo il commissari­amento e le destituzio­ni decise da Rajoy. Cosa faranno Puigdemont e i suoi ministri? Andranno in ufficio? Qualcuno cercherà di impedirgli­elo? Di arrestarli? Che cosa faranno i Mossos d’Esquadra, ora

sono sotto il controllo di Madrid? Ieri, come è stato ordinato loro, hanno iniziato a togliere le foto di Puigdemont dai commissari­ati. Un loro sindacato minoritari­o non ha escluso che procedano all’arresto del President su ordine della giustizia spagnola. Quello maggiorita­rio ha avvertito che sarebbe meglio lo facesse la polizia spagnola. La Procura dello Stato oggi dovrebbe chiedere l’incriminaz­ione e l’arresto di Puigdemont, di Junqueras e della presidente del parlamento Carme Forcadell. Un’ipotesi fortemente contestata anche in Spagna, in quanto in Catalogna non c’è stato ‘sollevamen­to violento’.

 ?? KEYSTONE ?? La fuga in avanti verso l’indipenden­za sta per finire
KEYSTONE La fuga in avanti verso l’indipenden­za sta per finire

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland