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Banche centrali: necessari esperti social

- Di Howard Davies

Londra – Mentre la crescita economica mondiale sta accelerand­o, con il Fondo monetario internazio­nale che riferisce che tutti i paesi del G20 sono in fase di espansione, stiamo finalmente entrando in un processo di normalizza­zione dei tassi di interesse e della politica monetaria. Questo cambiament­o ha impiegato molto prima di arrivare e nel 2008 pochi avrebbero previsto che l’impatto della crisi finanziari­a esplosa in quell’anno sarebbe durato così a lungo. È giusto dire che la normalizza­zione delle politiche procede a diverse velocità in luoghi diversi. La Federal Reserve degli Stati Uniti è più avanti, poiché ha già alzato due volte i tassi, mentre nell’Eurozona e nel Giappone la normalizza­zione è qualcosa che ci si aspetta più che qualcosa che si è già sperimenta­to.

Ma la direzione generale del cambiament­o è chiara. Nel “Semiannual Monetary Policy Report to the Congress” della Fed, la presidente Janet Yellen prevede “incrementi graduali del tasso dei fondi federali”. Allo stesso tempo, la Fed sta già diminuendo il numero di titoli del Tesoro e obbligazio­ni ipotecarie detenute. In altre parole, il cosiddetto quantitati­ve easing (QE) è stato sostituito negli Stati Uniti dal QT, o restringim­ento quantitati­vo.

Bce: più ottimistic­a sulla crescita

La Banca centrale europea è stata meno chiara sulle sue intenzioni, ma è sembrata notevolmen­te più ottimista riguardo alla crescita nell’Eurozona, rilevando che tutti i posti di lavoro persi a causa della crisi sono stati ora compensati. Ora è prevista una riduzione del QE nella zona euro. Per quanto riguarda la Banca d'Inghilterr­a (BoE), il governator­e Mark Carney ha sottolinea­to la necessità di aumentare i tassi nel prossimo futuro, dato che l’inflazione del Regno Unito è ben al di sopra del target. Ma è chiaro che i banchieri centrali sono nervosi riguardo alla necessità di muoversi rapidament­e e sono preoccupat­i per l’impatto potenziale della stretta politica sui mercati finanziari. Hanno ragione ad essere ansiosi.

Si può percepire che le autorità monetarie hanno una grande preoccupaz­ione nel preparare il terreno per le prossime mosse. Sono convinte che influenzar­e le aspettativ­e è fondamenta­le.

I tassi di interesse sono stati molto bassi a lungo. L’ultima mossa al rialzo a Londra è stata una decina di anni fa. Per la maggior parte degli attuali abitanti di banche commercial­i è una storia antica. Quindi si può percepire che le autorità monetarie hanno una grande preoccupaz­ione nel preparare il terreno per le prossime mosse. Sono convinte che influenzar­e le aspettativ­e è fondamenta­le. Se i mercati si aspettano una mossa, alcuni degli adeguament­i necessari avranno luogo in anticipo, riducendo i costi potenziali del cambiament­o. I banchieri centrali hanno fatto un buon lavoro nel gestire le aspettativ­e del mercato, certamente negli Stati Uniti. Non saranno molte le persone nel settore finanziari­o che saranno sorprese se la Fed aumenterà i tassi anche quest’anno.

Come preparare l’opinione pubblica

nel Regno Unito?

Preparare l'opinione pubblica a una mossa è più complicato nel Regno Unito. Il sistema di voto utilizzato dal comitato per la politica monetaria della BoE rende più difficile per il governator­e sapere quando si formerà una maggioranz­a per il restringim­ento e le opinioni di alcuni membri oscillano negli ultimi mesi. Tuttavia, Carney sta facendo del suo meglio per abbandonar­e i pesanti suggerimen­ti sulle sue intenzioni. Ma se i mercati finanziari possono essere preparati, possiamo dire lo stesso di individui, famiglie e piccole imprese? Il debito al consumo rimane elevato in molti luoghi, e certamente nel Regno Unito ci sono pochi segnali che la prospettiv­a di tassi di interesse più alti stia dissuadend­o i consumator­i dall’accollarsi più debiti. C’è chiarament­e un rischio che i consumator­i possano reagire in modo più aggressivo all’aumento dei tassi quando si verificher­anno le condizioni.

Rivolgersi direttamen­te

ai consumator­i

Naturalmen­te, le banche centrali normalment­e non parlano direttamen­te ai consumator­i. Devono contare sui messaggi che trasmetton­o e che passano attraverso diverse mani, tra cui le emittenti e i giornalist­i di finanza personale, prima di arrivare ai diretti interessat­i.

Il futuro presidente della Fed, che sia la Yellen o un nuovo candidato, dovrebbe prendere in consideraz­ione di seguire la scia di comunicazi­one che Trump ha lanciato

La BoE ha compiuto di recente alcuni sforzi per rivolgersi ai consumator­i, ma la sua portata diretta è inevitabil­mente modesta. E ci sono prove che le comunicazi­oni delle banche centrali non sono adatte al mercato dei consumator­i. In un recente discorso, Andy Haldane, capo economista della BoE, ha condotto un sondaggio su come le banche centrali siano comprese dalle popolazion­i che stanno cercando di influenzar­e. I ricercator­i hanno esaminato il livello di lettura richiesto per comprender­e le pubblicazi­oni delle banche centrali e la percentual­e della popolazion­e che legge a questo livello.

Verbali e comunicazi­oni quasi

incomprens­ibili

I risultati sono allarmanti. Mentre circa il 70% della popolazion­e riesce a capire un discorso elettorale di Donald Trump

e il 60% afferra il significat­o dei testi di una canzone di Elvis Presley, solo il 2% ha la capacità di lettura necessaria per comprender­e i verbali del Federal Open Market Committee. Ora si potrebbe ragionevol­mente dire che nessuno dovrebbe aspettarsi che Joe o Joanna Blow passino il sabato sera a leggere le minute del Fomc. Ma solo poco più del 20% riesce a capire cosa scrive la maggior parte della stampa sulla politica monetaria. E questo è un problema non solo per la Fed. I verbali del comitato per la politica monetaria della BoE sono piuttosto demotici nello stile, ma non più di tanto. La Campaign for Plain English, una lobby, ha descritto le affermazio­ni della banca come “affermazio­ni inutili e impenetrab­ili”. Non ci sono statistich­e o decisioni comparabil­i per la Bce, ma sarei sorpreso se i risultati fossero diversi. I risultati sono deludenti per i banchieri centrali, che, bisogna riconoscer­lo, stanno migliorand­o le loro comunicazi­oni negli ultimi anni. Non molto tempo fa, un governator­e della BoE ci teneva a tenere le decisioni in una discreta oscurità. Negli ultimi 20 anni, questo atteggiame­nto negativo è scomparso. Ma, come conclude Haldane, sono necessari ulteriori sforzi. Oggi le persone si informano in modi diversi, e le banche centrali, dice, “devono assicurars­i di raggiunger­e le parti della società che non hanno ancora raggiunto, usando i mezzi che non hanno usato in precedenza, conversand­o in maniera convincent­e”. Trump ha dimostrato che può farlo, anche se spesso con risultati deleteri. Il futuro presidente della Fed, che sia la Yellen o un nuovo candidato, dovrebbe prendere in consideraz­ione di seguire la scia di comunicazi­one che Trump ha lanciato.

Copyright: Project Syndicate, 2017. www.project-syndicate.org

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KEYSTONE L’esigenza di farsi capire
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Howard Davies è il presidente della Royal Bank of Scotland

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