Quattro volte Lewis
In Messico arriva il verdetto tanto atteso, dopo una gara condotta con autorità da Verstappen e ben due errori di Vettel
Con Verstappen al via, Vettel deve sempre faticare. E la regola è stata confermata in Messico. Tutto qui, tutto molto semplice. O quasi. Con Verstappen che mette nuovamente in riga il tedesco, questa volta autore di un buono scatto ma, complice la lunghezza del rettilineo di partenza di Città del Messico, purtroppo per lui non è bastato. L’olandese ha preso una scia da manuale e lo ha infilato alla seconda curva, battagliando come sempre e facendo partire il primo dei tanti pezzi di carbonio volati in aria allo start. Hamilton a sua volta parte bene e supera la Ferrari, o quasi. Contatto violento, e la posteriore destra si buca, con i due contendenti costretti al box per cambiare il musetto (alla Rossa) e le gomme (al britannico, ovviamente). Intanto Verstappen conduce la gara con facilità estrema e una fluidità straordinaria, e qui va detto che di merito del pilota ce n’è moltissimo, visti i ritiri in casa (propulsori) Renault: Hulkenberg, Sainz, Ricciardo e Hartley, quindi quattro monoposto su sei (oltre a Verstappen si è salvato solo Gasly). La motivazione delle tante problematiche in Messico risiede nell’altitudine del tracciato e nel rapporto di ossigeno che entra nei propulsori, che dunque devono godere di un’apposita mappatura. Pure Ericsson ha sofferto delle medesime defaillance a due terzi di gara. Detto ciò, ha comunque colpito il ruolino di marcia del giovane della Red Bull alla sua terza vittoria in carriera, senza mai aver staccato la pole in qualifica. Giri veloci in sequenza, i suoi, e anche quando gli ingegneri gli hanno chiesto di alleggerire il piede, lui ugualmente staccava crono magistrali. Dietro Verstappen in Messico s’è piazzato Bottas, che si lancia sempre di più verso il secondo posto del Mondiale grazie a una partenza perfetta (pure lui), in mezzo al tafferuglio dei litiganti.
In una gara in cui – annotazione tecnica – le Mercedes-Benz non erano le migliori del lotto, anzi sono state sopravanzate sia da Red Bull, sia da Ferrari, con tanto di sorpresa per il livello della prima. Vettel, in ogni caso, ancora una volta ha sbagliato, siccome è l’unico colpevole delle due collisioni. Nella prima occasione ha cercato di non perdere d’occhio Verstappen, colpendolo. Mentre nella seconda ha aperto il gas in modo scomposto, obbligandosi a correzioni per la perdita dell’avantreno che lo hanno portato a colpire duro Hamilton. In Messico a completare il podio c’è l’incolore Raikkonen, pilota
che trova solo di rado il guizzo vincente, che ieri era al volante della migliore monoposto in pista (confrontare i tempi di Vettel) in una sorta di... morbido cabotaggio. Per Maranello la scelta di confermarlo anche per il 2018 si rivelerà errata. perché il finlandese non ha più nulla da dare quanto a cuore e coraggio. Infine, un saluto al pubblico messicano, caloroso, creativo e colorato come pochi: lo sforzo economico sostenuto per riportare il Mondiale da quelle parti è stato ampiamente ripagato dalla partecipazione popolare. Aiutata dal tifo per ‘Checo’ Perez che ieri non è stato fortunatissimo finendo alle spalle del compagno Ocon.