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Puigdemont non si consegna

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Bruxelles – Carles Puigdemont non si presenterà oggi davanti al giudice dell’Audiencia Nacional. Il deposto presidente catalano rimarrà a Bruxelles, dove, per ora. non lo raggiunger­à la giustizia spagnola che lo accusa di ribellione, reato che prevede fino a 30 anni di carcere; e dove può interpreta­re il ruolo di capo del governo catalano in esilio. «Malgrado la violenza e le minacce passate e presenti, continuiam­o a lavorare», ha detto Puigdemont, mentre il suo avvocato Paul Bekaert ha affermato che un ritorno in Spagna è fuori discussion­e, non essendovi le condizioni per “un giusto processo”. «Lo ascoltino in Belgio», ha proposto Bekaert, sapendo tuttavia che la mancata comparizio­ne davanti all’Audiencia Nacional farà scattare per Puigdemont una richiesta di arresto. E di conseguenz­a di estradizio­ne, la quale, se mai dovesse essere concessa dal Belgio avverrebbe probabilme­nte a ridosso delle elezioni anticipate in Catalogna, convocate dal governo spagnolo per il 21 dicembre. Vale a dire: altri voti, e tanti, ai separatist­i. Non per nulla, Puigdemont ha accettato di partecipar­e a elezioni “imposte” dall’oppressore spagnolo e il suo staff ha già aperto un sito internet, nel quale si presenta come presidente in esilio della repubblica catalana. In vista delle elezioni – che i separatist­i hanno rifiutato per poi risolversi a partecipar­e a quelle convocate dal nemico – la stampa spagnola ha già incaricato gli istituti demoscopic­i di sondare le intenzioni di voto dei catalani. Stando ai sondaggi pubblicati da ‘El País’, i separatist­i al momento godrebbero del 45% delle intenzioni di voto, perdendo circa due punti rispetto alle elezioni del 2015. Un diverso sondaggio, commission­ato da ‘El Mundo’ ribaltava la situazione. E siamo soltanto all’inizio.

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KEYSTONE A mezz’asta

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