Il contingente più temuto
New York – Non è un vero contingente, ma la presenza uzbeka nelle file dell’Isis sembra autorizzare a parlarne in questi termini. Uzbeki sono infatti gli autori di già diversi attacchi sanguinosi a Istanbul, Stoccolma, New York, oltre a ingrossare i reparti che al-Baghdadi impiegava nei deserti siro-iracheni. Un rapporto del think-tank Usa Soufan Center, pubblicato la scorsa settimana, ha fornito una immagine chiara dell’ascesa del ramo uzbeko all’interno dell’organizzazione terroristica. Un frutto avvelenato della dissoluzione dell’Urss. Le ex repubbliche sovietiche hanno infatti fornito quest’anno il più alto numero di foreign fighter all’Isis: oltre ottomila, contro i settemila dal Medio Oriente, i quasi seimila dall’Europa e gli oltre cinquemila dal Maghreb. E tra i 15 Paesi che formavano l’Urss, l’Uzbekistan è al secondo posto, con 1’500 jihadisti partiti per i fronti di guerra, seguito dalle regioni del Caucaso russo. Molti di loro, a differenza dei foreign fighter europei in gran parte rientrati nel Continente, sono ancora in prima linea in Siria e Iraq. I battaglioni uzbeki sono stati gli ultimi a difendere le roccaforti di Mosul e Raqqa, morendovi a decine. Ma il coinvolgimento di uzbeki, ceceni, kirghisi si è esteso anche al di fuori dei territori del califfato. Nel giugno del 2016, un commando composto da un ceceno, un kirghiso e un uzbeko uccise 45 persone all’aeroporto di Istanbul. E dall’Uzbekistan arrivava anche Abdulkadir Masharipov, autore del massacro della notte dello scorso Capodanno sempre a Istanbul, 39 i morti. Lo scorso aprile, un camion è piombato sulla folla in pieno centro a Stoccolma, uccidendo quattro persone. L’attentatore era un uzbeko di 39 anni. Il primo embrione jihadista in Uzbekistan, che ha una popolazione in gran parte musulmana, viene fatto risalire all’inizio degli anni ’90, dopo lo sgretolamento dell’Urss. Le guerre in Cecenia e Afghanistan sono state la loro scuola di ferocia.