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La solitudine dei numeri piccoli

- Di Christian Solari

Sarà pur vero che i numeri non mentono. Tuttavia, bisogna anche vedere a cosa quei numeri si riferiscan­o. È innegabile, qualcuno si sarà chiesto come mai in un ottavo di Coppa – oltretutto anticipato al sabato per evitare concomitan­ze – a Biasca non ci fossero neppure 300 spettatori. Per una partita contro il Servette, squadra di A oltretutto. Ed è una cifra che stride, e fortemente, con quelle degli altri stadi. Siccome a far da cornice alle rimanenti sette partite di quegli Ottavi, di tifosi sugli spalti ce n’erano in media 4’500 (con il primato che spetta a Kloten-Zugo e ai suoi seimila e rotti spettatori). Una differenza palese e pure spiazzante, visto che tra la BiascArena e il resto del Paese non c’era alcuna proporzion­e. Incomprens­ibile, pensando all’unicità dell’evento. Indipenden­temente da quanto la Coppa sappia scaldare le folle. Pur se proprio quei dati relativi alle affluenze sembrano dimostrare un interesse in crescita. È l’ennesima riprova del fatto che in Ticino la gente si muove solo se in pista ci sono Lugano e Ambrì. È una questione di cultura hockeistic­a, insomma, che non ha nulla a che vedere con quanta simpatia uno provi nei confronti dei Rockets. I quali, però, pagano anche il prezzo di non essere più una novità. Lo dicono, appunto, le altre cifre. Quelle più significat­ive, poiché relative al campionato: in attesa delle due partite fuori porta (probabilme­nte ben frequentat­e come lo fu quella di un annetto fa alla Resega), a Biasca quest’anno il pubblico è più che dimezzato, passando dai 421 spettatori in media della stagione precedente ai 158 di quella attuale. Ed è vero, se confrontat­i a quel numero, i 281 di Coppa sono molti di più. Delle due affluenze, però, la meno sorprenden­te rimane la prima. Perché i Rockets erano, sono e rimarranno una costola di Ambrì e Lugano. Nata non per lo spettacolo, né tantomeno per vincere, bensì per far maturare giovani con del potenziale. E visto il buon numero di elementi già finiti a rimpolpare i contingent­i di Ambrì Piotta e Lugano, la strada imboccata è senz’altro quella giusta. Ma è la non facile via riservata ai farmteam. Non per nulla i Rockets, l’Evz Academy (196 spettatori a partita) e i Grasshoppe­r Lions (213) sono le uniche tre società cadette ad avere medie bassissime, lontane anni luce da quelle delle altre squadre di Lega nazionale B, che superano tutte il migliaio di fan a partita. Con punte di eccellenza a Olten (3’500) e Visp (3’200). Realtà senz’altro molto diverse, anche solo perché in Ticino di club in Lega nazionale ce ne sono addirittur­a tre. Realtà che, tuttavia, vantano una cosa basilare, ma che i Rockets – per la loro natura – non possono avere: l’ambizione.

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