Imbarazzante solitudine
Argo 1, pesanti critiche al governo da quasi tutto il Gran Consiglio. Varata la Cpi
Un Consiglio di Stato in gravi difficoltà, ieri in parlamento, come raramente capita
È stato, quello di ieri in parlamento, il pomeriggio politicamente più lungo e massacrante di questo Consiglio di Stato. Novanta minuti di discussione generale – proposta avanzata da Matteo Pronzini (Mps) e accolta dal plenum, ad eccezione del Ppd e di una parte de La Destra – da cui il governo è parso uscire con le ossa rotte. Sfiduciato, si direbbe altrove. Di certo indebolito. Indebolito dalla raffica di considerazioni e nuovi quesiti provenienti dai banchi del Gran Consiglio, insoddisfatto dalle risposte «fumose e che lasciano perplessi», per citare il capogruppo dei Verdi Francesco Maggi, che l’Esecutivo – con gli interventi del titolare del Dipartimento sanità e socialità (il popolare democratico Paolo Beltraminelli), di quello delle Istituzioni (il leghista Norman Gobbi) e di quello delle Finanze (il liberale radicale Christian Vitta) – aveva dato poco prima alle interpellanze di Ivo Durisch per il Ps e di Pronzini per il Movimento per il socialismo sugli ultimi sviluppi del rovente dossier Argo 1. Ovvero: la mail con la quale Renato Bernasconi, in seno al Dss alla testa della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, aveva chiesto al direttore della Securitas di non impiegare un agente ex Argo nel dispositivo di sorveglianza del centro profughi di Camorino, nonché l’incontro del 9 giugno in Cantone sollecitato da Carmela Fiorini, responsabile, sempre al Dss, del Servizio richiedenti l’asilo. Incontro avvenuto alla presenza, oltre che di Fiorini, dello stesso Bernasconi, del presidente del Ppd Fiorenzo
Dadò e del funzionario ausiliario dell’Ufficio del sostegno sociale e del reinserimento che aveva raccolto voci sulla cena di Bormio. La cena (valore complessivo 150 euro) offerta a Fiorini e Dadò, durante il loro soggiorno nell’ottobre 2014 a Bormio, da Marco Sansonetti, l’allora dirigente operativo della Argo 1, la ditta di sicurezza alla quale il Dipartimento sanità aveva direttamente affidato il controllo di strutture d’accoglienza per profughi. Per la cenetta valtellinese Fiorini è al centro di una procedura disciplinare.
Farinelli: il governo non capisce la portata di quanto sta succedendo
Della recente mail alla Securitas e dell’incontro di giugno, Beltraminelli sarebbe stato all’oscuro: lo ha ribadito ieri in Gran Consiglio. In altre parole, Bernasconi non lo avrebbe informato. Possibile, considerati i rispettivi ruoli istituzionali ma anche l’amicizia fra il ministro e il capodivisione? Credibile o non credibile, è la versione di Beltraminelli. Questa e altre le risposte (cfr. articoli a pagina 3) che non hanno convinto il parlamento. Tant’è che Alex Farinelli, capogruppo del Plr, non ha usato giri di parole: «Il governo non capisce la portata di ciò che sta succedendo (...). In questi mesi la credibilità delle nostre istituzioni è stata messa a dura prova!». Parole come maci- gni, quelle del già coordinatore della sottocommissione Vigilanza chiamata a ricostruire l’iter amministrativo del mandato (privo della necessaria risoluzione governativa e assegnato senza concorso pubblico) alla Argo 1. Non ha risparmiato bordate neppure il capogruppo dei Verdi, partito che ancora nei giorni scorsi ha invitato Beltraminelli a dimettersi. «È chiaro che c’è qualcosa che non funziona nei rapporti tra il direttore del Dss e i suoi collaboratori – ha affermato Maggi –. Come si fa a definire un’ingenuità la mail al direttore della Securitas?! Nel privato sarebbe scattato il licenziamento dell’autore di una simile iniziativa». Insomma, «mi sembra che vi sia un problema serio di gestione del Dipartimento». L’ecologista Tamara Merlo ha del resto sollecitato Beltraminelli a fornire spiegazioni sul contenuto della mail, ma invano. Sergio Morisoli de La Destra ha parlato di «imbarazzo». Esprimendo delusione per le risposte alle interpellanze, ha aggiunto che «mi aspettavo qualcosa di più oggi da un governo immerso da mesi nella bufera». Poi il monito. «I settori della socialità e dei rifugiati sono molto importanti e se c’è qualcuno che se ne deve occupare – in modo insospettabile – questo è lo Stato. Nessun altro». L’imbarazzo «è palese», ha rincarato Daniele
Caverzasio, alla guida dei granconsiglieri leghisti: «La vicenda Argo 1 è stata la sagra del pressapochismo». E alludendo a Dadò (ieri il deputato popolare democratico non era in aula) e alla riunione del 9 giugno, Caverzasio ha osservato che «la presenza di un presidente di partito a una riunione tra funzionari è davvero poco opportuna». L’inchiesta parlamentare (ne riferiamo a lato) «dovrà mettere l’accento sulle responsabilità politiche, mai trattate, di questo dossier. Fino ad oggi non sono mai state date risposte politiche. Quelle di oggi (di ieri ndr.) alle interpellanze sono deludenti».
Balli: mi rattrista, Beltraminelli, che lei tenti di difendere l’indifendibile
E «profondamente deluso» si è detto
Omar Balli: «Il direttore del Dipartimento che scusa il capodivisione per la mail, nonostante quest’ultimo non lo abbia informato, né del messaggio di posta elettronica, né dell’incontro di giugno... ma che razza di Dipartimento è?», si è domandato il parlamentare della Lega. «Mi rattrista, Beltraminelli, il fatto che lei tenti di difendere l’indifendibile», ha proseguito Balli. Il quale ha accennato pure al ruolo di Fiorini. Beltraminelli «ha sostenuto che Fiorini non ha funzioni dirigenziali, però, stranamente, Bernasconi invia a lei copia della mail al direttore della Securitas». Fiorini «qualcosa conta dunque». Duro un altro leghista, Massimiliano Robbiani, all’indirizzo sempre del direttore del Dipartimento sanità: «Non faccia il Calimero di turno e sospenda quei funzionari in attesa di chiarimenti». Per Gabriele Pinoja, capogruppo de La Destra ed ex membro della Vigilanza, «sul caso Argo 1 da parte del Consiglio di Stato c’è stata, perlomeno in una prima fase, tanta superficialità e tanta sottovalutazione dei problemi». Un dibattito vivace, ma corretto. Con un Maurizio Agustoni, capogruppo del Ppd, che ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Il governo ha risposto alle domande postegli dalle interpellanze». Dalla discussione generale sono però emersi altri quesiti. Pronzini: «Se non lo avesse chiesto Fiorini, Bernasconi avrebbe indetto comunque l’incontro dopo aver appreso dall’ausiliario della cena di Bormio?».