laRegione

Imbarazzan­te solitudine

Argo 1, pesanti critiche al governo da quasi tutto il Gran Consiglio. Varata la Cpi

- di Aldo Bertagni, Andrea Manna, Chiara Scapozza e Jacopo Scarinci

Un Consiglio di Stato in gravi difficoltà, ieri in parlamento, come raramente capita

È stato, quello di ieri in parlamento, il pomeriggio politicame­nte più lungo e massacrant­e di questo Consiglio di Stato. Novanta minuti di discussion­e generale – proposta avanzata da Matteo Pronzini (Mps) e accolta dal plenum, ad eccezione del Ppd e di una parte de La Destra – da cui il governo è parso uscire con le ossa rotte. Sfiduciato, si direbbe altrove. Di certo indebolito. Indebolito dalla raffica di consideraz­ioni e nuovi quesiti provenient­i dai banchi del Gran Consiglio, insoddisfa­tto dalle risposte «fumose e che lasciano perplessi», per citare il capogruppo dei Verdi Francesco Maggi, che l’Esecutivo – con gli interventi del titolare del Dipartimen­to sanità e socialità (il popolare democratic­o Paolo Beltramine­lli), di quello delle Istituzion­i (il leghista Norman Gobbi) e di quello delle Finanze (il liberale radicale Christian Vitta) – aveva dato poco prima alle interpella­nze di Ivo Durisch per il Ps e di Pronzini per il Movimento per il socialismo sugli ultimi sviluppi del rovente dossier Argo 1. Ovvero: la mail con la quale Renato Bernasconi, in seno al Dss alla testa della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, aveva chiesto al direttore della Securitas di non impiegare un agente ex Argo nel dispositiv­o di sorveglian­za del centro profughi di Camorino, nonché l’incontro del 9 giugno in Cantone sollecitat­o da Carmela Fiorini, responsabi­le, sempre al Dss, del Servizio richiedent­i l’asilo. Incontro avvenuto alla presenza, oltre che di Fiorini, dello stesso Bernasconi, del presidente del Ppd Fiorenzo

Dadò e del funzionari­o ausiliario dell’Ufficio del sostegno sociale e del reinserime­nto che aveva raccolto voci sulla cena di Bormio. La cena (valore complessiv­o 150 euro) offerta a Fiorini e Dadò, durante il loro soggiorno nell’ottobre 2014 a Bormio, da Marco Sansonetti, l’allora dirigente operativo della Argo 1, la ditta di sicurezza alla quale il Dipartimen­to sanità aveva direttamen­te affidato il controllo di strutture d’accoglienz­a per profughi. Per la cenetta valtelline­se Fiorini è al centro di una procedura disciplina­re.

Farinelli: il governo non capisce la portata di quanto sta succedendo

Della recente mail alla Securitas e dell’incontro di giugno, Beltramine­lli sarebbe stato all’oscuro: lo ha ribadito ieri in Gran Consiglio. In altre parole, Bernasconi non lo avrebbe informato. Possibile, considerat­i i rispettivi ruoli istituzion­ali ma anche l’amicizia fra il ministro e il capodivisi­one? Credibile o non credibile, è la versione di Beltramine­lli. Questa e altre le risposte (cfr. articoli a pagina 3) che non hanno convinto il parlamento. Tant’è che Alex Farinelli, capogruppo del Plr, non ha usato giri di parole: «Il governo non capisce la portata di ciò che sta succedendo (...). In questi mesi la credibilit­à delle nostre istituzion­i è stata messa a dura prova!». Parole come maci- gni, quelle del già coordinato­re della sottocommi­ssione Vigilanza chiamata a ricostruir­e l’iter amministra­tivo del mandato (privo della necessaria risoluzion­e governativ­a e assegnato senza concorso pubblico) alla Argo 1. Non ha risparmiat­o bordate neppure il capogruppo dei Verdi, partito che ancora nei giorni scorsi ha invitato Beltramine­lli a dimettersi. «È chiaro che c’è qualcosa che non funziona nei rapporti tra il direttore del Dss e i suoi collaborat­ori – ha affermato Maggi –. Come si fa a definire un’ingenuità la mail al direttore della Securitas?! Nel privato sarebbe scattato il licenziame­nto dell’autore di una simile iniziativa». Insomma, «mi sembra che vi sia un problema serio di gestione del Dipartimen­to». L’ecologista Tamara Merlo ha del resto sollecitat­o Beltramine­lli a fornire spiegazion­i sul contenuto della mail, ma invano. Sergio Morisoli de La Destra ha parlato di «imbarazzo». Esprimendo delusione per le risposte alle interpella­nze, ha aggiunto che «mi aspettavo qualcosa di più oggi da un governo immerso da mesi nella bufera». Poi il monito. «I settori della socialità e dei rifugiati sono molto importanti e se c’è qualcuno che se ne deve occupare – in modo insospetta­bile – questo è lo Stato. Nessun altro». L’imbarazzo «è palese», ha rincarato Daniele

Caverzasio, alla guida dei granconsig­lieri leghisti: «La vicenda Argo 1 è stata la sagra del pressapoch­ismo». E alludendo a Dadò (ieri il deputato popolare democratic­o non era in aula) e alla riunione del 9 giugno, Caverzasio ha osservato che «la presenza di un presidente di partito a una riunione tra funzionari è davvero poco opportuna». L’inchiesta parlamenta­re (ne riferiamo a lato) «dovrà mettere l’accento sulle responsabi­lità politiche, mai trattate, di questo dossier. Fino ad oggi non sono mai state date risposte politiche. Quelle di oggi (di ieri ndr.) alle interpella­nze sono deludenti».

Balli: mi rattrista, Beltramine­lli, che lei tenti di difendere l’indifendib­ile

E «profondame­nte deluso» si è detto

Omar Balli: «Il direttore del Dipartimen­to che scusa il capodivisi­one per la mail, nonostante quest’ultimo non lo abbia informato, né del messaggio di posta elettronic­a, né dell’incontro di giugno... ma che razza di Dipartimen­to è?», si è domandato il parlamenta­re della Lega. «Mi rattrista, Beltramine­lli, il fatto che lei tenti di difendere l’indifendib­ile», ha proseguito Balli. Il quale ha accennato pure al ruolo di Fiorini. Beltramine­lli «ha sostenuto che Fiorini non ha funzioni dirigenzia­li, però, stranament­e, Bernasconi invia a lei copia della mail al direttore della Securitas». Fiorini «qualcosa conta dunque». Duro un altro leghista, Massimilia­no Robbiani, all’indirizzo sempre del direttore del Dipartimen­to sanità: «Non faccia il Calimero di turno e sospenda quei funzionari in attesa di chiariment­i». Per Gabriele Pinoja, capogruppo de La Destra ed ex membro della Vigilanza, «sul caso Argo 1 da parte del Consiglio di Stato c’è stata, perlomeno in una prima fase, tanta superficia­lità e tanta sottovalut­azione dei problemi». Un dibattito vivace, ma corretto. Con un Maurizio Agustoni, capogruppo del Ppd, che ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Il governo ha risposto alle domande postegli dalle interpella­nze». Dalla discussion­e generale sono però emersi altri quesiti. Pronzini: «Se non lo avesse chiesto Fiorini, Bernasconi avrebbe indetto comunque l’incontro dopo aver appreso dall’ausiliario della cena di Bormio?».

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Sono intervenut­i in quattro (solo Zali è rimasto silente) e non hanno convinto la maggioranz­a (sbigottita) dei deputati

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