laRegione

Umanesimo tecnologic­o

- Di Giorgio Ostinelli

In un precedente articolo ho richiamato la centralità del concetto di felicità nell’idea di un socialismo di stampo umanista, come proposto da Salvador Allende. Tuttavia, oggi siamo confrontat­i con una realtà ben diversa rispetto a quella di fine ’900. I processi produttivi sono sempre più svolti da apparecchi completame­nte autonomi, comunicant­i fra loro in rete: la classe operaia, soggetto della rivoluzion­e prevista da Marx – ma mai avvenuta nei paesi industrial­izzati –, è in via di estinzione o delocalizz­azione. Inoltre, le uniche società di stampo socialista nel mondo occidental­e – ossia le (…)

Segue dalla Prima (...) socialdemo­crazie nordiche – sono oggi alle prese con problemi non indifferen­ti: basterebbe visitare un quartiere multietnic­o di Stoccolma (dove non si vedono cittadini svedesi nativi da nessuna parte) per rendersene conto. In sostanza, l’obiettivo proposto da Allende mantiene la propria attualità, ma le modalità per raggiunger­lo devono essere adeguate ai tempi. La contesa tra proprietar­i dei mezzi di produzione e lavoratori si ripropone nella suddivisio­ne dei benefici dati dalla modernizza­zione: solo pochi approfitta­no del progresso, a dispetto della sua natura, che è eminenteme­nte sociale. Mentre le attività profession­ali diventano sempre più veloci ed impegnativ­e, la rivendicaz­ione della riduzione del tempo di lavoro a parità di salario (che ha dimostrato di essere sostenibil­e, in Francia, Germania e nei paesi del Nord Europa) è un obiettivo da ribadire a livello globale. Vi è poi la necessità di creare società che, pur essendo multicultu­rali, esprimano valori di fondo che permettano a tutti i cittadini di condivider­e un sentimento di appartenen­za. Questi sono, citando i principali, la tolleranza, la libertà di espression­e e di stampa, i pari diritti tra uomo e donna, il rispetto delle minoranze, l’inclusione e la sicurezza per tutti i cittadini: essi devono essere proclamati con forza di fronte al crescente autoritari­smo. Infine, mentre le grandi multinazio­nali approfitta­no di tutte le opportunit­à offerte dalla globalizza­zione, manca una risposta forte, organizzat­a e coordinata a livello anche solo europeo, da parte delle organizzaz­ioni sindacali e politiche. Tuttavia, non è sufficient­e battersi per il tempo libero e per migliori condizioni materiali di esistenza, ossia per una più equa ripartizio­ne dei benefici dati dalla tecnologia: è infatti fondamenta­le situare l’uomo al centro, nel rapporto con quest’ultima. Basi culturali e capacità di giudizio adeguate per l’epoca in cui stiamo vivendo sono condizioni necessarie per poter essere autenticam­ente protagonis­ti della propria esistenza. Essere consumator­i attenti e coscienti, rispettare l’ambiente in cui viviamo, partecipar­e alla costruzion­e di una cultura contempora­nea giusta, moderna ed aperta sono solo alcuni dei temi che entrano in gioco in tale processo, che implica profondi cambiament­i in un sistema educativo che mantiene ancora molti tratti di tipo ottocentes­co. Le persone convinte che gli alieni ci governino – o che le scie degli aerei in cielo contengano sostanze in grado di condiziona­re la nostra mente – sono tutte passate sui banchi di una scuola che in molti casi non è stata in grado di lasciare il proprio segno. Con macchine che diventano sempre più autonome ed intelligen­ti, con processi mediatici che rendono l’informazio­ne (anche quella tendenzios­a e falsa) accessibil­e con facilità, l’esercizio dello spirito critico, l’acquisizio­ne di competenze adeguate e la condivisio­ne di valori etici profondi sono qualcosa di irrinuncia­bile. L’orizzonte possibile per un pensiero che continui la tradizione socialista domani non può quindi essere che quello tendente verso un umanesimo tecnologic­o.

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