Umanesimo tecnologico
In un precedente articolo ho richiamato la centralità del concetto di felicità nell’idea di un socialismo di stampo umanista, come proposto da Salvador Allende. Tuttavia, oggi siamo confrontati con una realtà ben diversa rispetto a quella di fine ’900. I processi produttivi sono sempre più svolti da apparecchi completamente autonomi, comunicanti fra loro in rete: la classe operaia, soggetto della rivoluzione prevista da Marx – ma mai avvenuta nei paesi industrializzati –, è in via di estinzione o delocalizzazione. Inoltre, le uniche società di stampo socialista nel mondo occidentale – ossia le (…)
Segue dalla Prima (...) socialdemocrazie nordiche – sono oggi alle prese con problemi non indifferenti: basterebbe visitare un quartiere multietnico di Stoccolma (dove non si vedono cittadini svedesi nativi da nessuna parte) per rendersene conto. In sostanza, l’obiettivo proposto da Allende mantiene la propria attualità, ma le modalità per raggiungerlo devono essere adeguate ai tempi. La contesa tra proprietari dei mezzi di produzione e lavoratori si ripropone nella suddivisione dei benefici dati dalla modernizzazione: solo pochi approfittano del progresso, a dispetto della sua natura, che è eminentemente sociale. Mentre le attività professionali diventano sempre più veloci ed impegnative, la rivendicazione della riduzione del tempo di lavoro a parità di salario (che ha dimostrato di essere sostenibile, in Francia, Germania e nei paesi del Nord Europa) è un obiettivo da ribadire a livello globale. Vi è poi la necessità di creare società che, pur essendo multiculturali, esprimano valori di fondo che permettano a tutti i cittadini di condividere un sentimento di appartenenza. Questi sono, citando i principali, la tolleranza, la libertà di espressione e di stampa, i pari diritti tra uomo e donna, il rispetto delle minoranze, l’inclusione e la sicurezza per tutti i cittadini: essi devono essere proclamati con forza di fronte al crescente autoritarismo. Infine, mentre le grandi multinazionali approfittano di tutte le opportunità offerte dalla globalizzazione, manca una risposta forte, organizzata e coordinata a livello anche solo europeo, da parte delle organizzazioni sindacali e politiche. Tuttavia, non è sufficiente battersi per il tempo libero e per migliori condizioni materiali di esistenza, ossia per una più equa ripartizione dei benefici dati dalla tecnologia: è infatti fondamentale situare l’uomo al centro, nel rapporto con quest’ultima. Basi culturali e capacità di giudizio adeguate per l’epoca in cui stiamo vivendo sono condizioni necessarie per poter essere autenticamente protagonisti della propria esistenza. Essere consumatori attenti e coscienti, rispettare l’ambiente in cui viviamo, partecipare alla costruzione di una cultura contemporanea giusta, moderna ed aperta sono solo alcuni dei temi che entrano in gioco in tale processo, che implica profondi cambiamenti in un sistema educativo che mantiene ancora molti tratti di tipo ottocentesco. Le persone convinte che gli alieni ci governino – o che le scie degli aerei in cielo contengano sostanze in grado di condizionare la nostra mente – sono tutte passate sui banchi di una scuola che in molti casi non è stata in grado di lasciare il proprio segno. Con macchine che diventano sempre più autonome ed intelligenti, con processi mediatici che rendono l’informazione (anche quella tendenziosa e falsa) accessibile con facilità, l’esercizio dello spirito critico, l’acquisizione di competenze adeguate e la condivisione di valori etici profondi sono qualcosa di irrinunciabile. L’orizzonte possibile per un pensiero che continui la tradizione socialista domani non può quindi essere che quello tendente verso un umanesimo tecnologico.