Una rete idrica… virtuosa
Nel Mendrisiotto i consumi di acqua in questi anni si sono ridotti. ‘Ma la captazione a lago serve’ Il direttore di Age Sa, Noseda, tira fuori le cifre e spiega. ‘La gestione degli acquedotti è tutt’altro che negligente. Ma oggi questo non basta più’.
La rete idrica regionale non fa... acqua. All’Age Sa di Chiasso, l’Azienda acqua, gas ed elettricità, mettono subito le cose in chiaro. «Non ce la sentiamo proprio di venire additati come negligenti», scandisce (se ce ne fosse bisogno) il direttore Corrado Noseda. Insomma, il dibattito politico sull’Acquedotto regionale del Mendrisiotto (Arm) – in tre parole la captazione a lago – va bene, ma non a scapito di chi, oggi, gestisce gli acquedotti comunali. Il riferimento, neppure troppo velato, è agli atti parlamentari che i Verdi hanno presentato tanto a livello cantonale che comunale: nodo gordiano l’accelerazione che intendono imprimere il Cantone e lo stesso Arm alla ‘tappa a lago’. «Oggi come oggi non ne possiamo fare a meno – rende attenti il direttore dell’Age –: sul piano dell’approvvigionamento siamo giusti giusti; se tutto funziona come deve. Ma basta poco per mettere in crisi il sistema. Purtroppo è un po’ come una bomba a orologeria». Noseda richiama alla memoria l’incidente al vagone cisterna alla stazione smistamento di Chiasso del 2011. Allora non era successo niente, ma basta un quarto d’ora, esemplifica, per far capitare l’irreparabile e inquinare una fonte strategica. I Verdi richiamano a una maggiore parsimonia... idrica, quindi meno sprechi. «E in tal senso a parlare per noi è l’evoluzione dei consumi in questi anni», replica il direttore dell’Azienda cittadina. «A Chiasso, soprattutto, ma anche a Vacallo, a Morbio Inferiore e a Balerna, gli acquedotti che abbiamo in gestione, i consumi, anche a livello pro capite (sebbene si possa migliorare), in questi anni sono diminuiti in modo significativo – tiene a sottolineare Noseda, corroborato da Michele Tadè, vicedirettore nonché responsabile del settore acqua –. Anzi se guardiamo gli ultimi decenni in città il calo è ben al di sopra della media svizzera. Una tendenza che si conferma e che confuta qualsiasi affermazione di trascuratezza o malagestione». Certo, non lo si nasconde, la cura di tubi e condotte –«costante» – ha un costo. «E qui a testimoniarlo ci sono altre cifre, quelle degli investimenti – fra il
2010 e il 2016 a Chiasso sono stati effettuati ammodernamenti per 2,6 milioni, ndr – e della manutenzione (per 740mila franchi nelle stesso periodo, ndr)».
Perdite, rizzate le antenne
Si riescono a scovare e tamponare le perdite? «Se calcolarle con precisione non è facile – facciamo riferimento al cosiddetto ‘non conteggiato’ rispetto all’acqua erogata, che include, però, anche le fontane e l’irrigazione pubblica, e che registra comunque la metà della media nazionale –, gli interventi, laddove serve, sono invece mirati», rimarca Noseda. «A darci una mano – gli fa eco Tadè – sono le apparecchiature a disposizione: nella regione tutte le reti si sono dotate subito di sistemi di rilevamento delle perdite automatici. Grazie agli idrofoni possiamo captare e localizzare se vi è una fuoriuscita fra due settori della rete. E agire di conseguenza». Il direttore dell’Age rivendica, d’altro canto, oltre a un ruolo economico anche un ruolo «sociale» dell’Azienda. «Nei nostri bollettini informativi alla popolazione, non a caso – esplicita – mettiamo l’accento sulla conservazione delle risorse, l’acqua come gli altri vettori di nostra competenza». A quel punto, lasciano intendere Noseda e Tadè, tocca all’utente tenere un comportamento attento agli sprechi. «Noi possiamo sensibilizzare, poi è importante anche l’autocontrollo». In realtà, a fornire un incentivo, spesso e volentieri, è la bolletta. I chiassesi, ad esempio, dal 2018 dovranno farsi più parsimoniosi: la tariffa al metro cubo salirà a 90 centesimi (10 in più), da sommare alla tassa base. A Morbio e a Balerna, poi, da tempo si applica il tariffario progressivo, che penalizza i consumi elevati. Gli atteggiamenti virtuosi non sembrano, comunque, essere sufficienti ad allontanare la soluzione a lago. «È la copertura a non essere più sufficiente. Le fonti – rassicura Noseda – funzionano tutte egregiamente, ma potrebbe capitare una ‘tempesta perfetta’, sovrapponendo caldo, siccità, guasti o inquinamenti su una sorgente. E allora sarebbe davvero un disastro». Per la serie, niente più acqua per tutti.