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Le fonti intercomun­ali non si toccano

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Chi conosce il territorio del Mendrisiot­to a... fondo, l’appellativ­o di pozzi e sorgenti li sa a memoria. Quasi fosse un dovere sapere da dove sgorga l’acqua che ci disseta, giorno dopo giorno. Non a caso non si dimentican­o neanche i nomi delle fonti finite male (come il Pozzo Polenta a Morbio Inferiore) per un inquinamen­to. Del resto, alcuni punti di approvvigi­onamento idrico risultano essere strategici, tanto che si è preso l’impegno, Cantone e Comuni, di conservarl­i. Saranno mantenuti anche quando per coprire i bisogni della popolazion­e del distretto si farà capo pure al Ceresio. È tutto lì, scritto nero su bianco nella variante del Piano cantonale di approvvigi­onamento idrico del Mendrisiot­to datata 2014. L’elenco parla chiaro, e tra le righe conferma altresì che le fonti a rischio, per finire, verranno dismesse (come nel caso, ad esempio, del Pozzo Prà Tiro, oggi ancora un importante punto di riferiment­o idrico).

La lista di sorgenti e pozzi

La decisione, però, è presa. Tra le sorgenti a non essere toccate vi saranno la Rovagina a Chiasso e Brenni e Paolaccio a Mendrisio. Nella lista figurano pure le sorgenti Perfetta a Arzo e Fontana a Meride. Fra i pozzi di falda, invece, si avrà un occhio di riguardo per il pozzo Margherita a Stabio, Lumaghera a Riva San Vitale, Prati Maggi a Rancate, ma anche il Topione a Novazzano o Gerbo a Genestreri­o. Tutte fonti, quelle mantenute, alle quali si allacceran­no gli acquedotti della regione. In caso di problemi, però, agli occhi del Cantone, dello stesso Acquedotto regionale del Mendrisiot­to e dei tecnici, la rete idrica non sarà sufficient­e per sopportare il fabbisogno della popolazion­e. Ecco perché si spinge sull’accelerato­re della captazione a lago. E qui si innestano i timori degli ambientali­sti: che ne sarà dei terreni su cui si trovano le sorgenti destinate a essere abbandonat­e? La risposta in questo caso, però, spetta alla politica; alla quale toccherà gestire al meglio tanto la transizion­e che la pianificaz­ione territoria­le. Proprio per tenere lontani possibili rischi di speculazio­ne.

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