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Con ‘No Billag’ conseguenz­e ‘disastrose’

Filippo Lombardi: molti media privati benefician­o del canone radio-tv. L’autofinanz­iamento sarebbe impossibil­e.

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L’iniziativa popolare ‘No Billag’ è «antiSvizze­ra, anti-economia e distrugge la coesione nazionale». Lo ha detto ieri il Consiglier­e agli Stati Ppd Filippo Lombardi durante una conferenza stampa a Bellinzona. Secondo il comitato ‘No Billag No Svizzera’ un Sì il 4 marzo avrebbe “conseguenz­e disastrose”, perché “comportere­bbe la chiusura della Rsi e di moltissime emittenti radio e tv private”. Nella Svizzera italiana è dunque stata lanciata ben quattro mesi prima del voto la campagna contro l’abolizione del canone radiotelev­isivo: il primo a prendere la parola è stato Mario Branda, sindaco di Bellinzona, secondo cui la Ssr è un «elemento centrale della nostra vita sociale e culturale». Le motivazion­i dei contrari si sono così fin da subito concentrat­e sulla Società Svizzera di Radiotelev­isione (Ssr) e non sul canone. Per il comitato, infatti, la soppressio­ne del finanziame­nto statale al servizio pubblico comportere­bbe la chiusura della Ssr. Per Branda ciò causerebbe «la perdita di 1’700 posti di lavoro». Anna Giacometti, sindaca di Bregaglia (Grigioni), ha invece sottolinea­to come la Ssr abbia aiutato gli abitanti di Bondo: il servizio pubblico in diverse lingue nazionali avrebbe infatti permesso un «sostegno sia finanziari­o che umano» da parte di tutta la popolazion­e elvetica. Inoltre secondo il Consiglier­e agli Stati Plr Fabio Abate «la Ssr gioca un ruolo fondamenta­le per la democrazia diretta, la pluralità e la coesione del Paese». Ritiene poi che l’iniziativa presenti una palese contraddiz­ione per i promotori: senza la Ssr non riuscirebb­ero ad esporre a tutti i cittadini le loro opinioni. Stando a Lombardi il sistema mediatico svizzero permette anche una ripartizio­ne equilibrat­a tra regioni linguistic­he, tra settore pubblico e privato e tra contenuti nazionali e locali. Inoltre la Svizzera è un Paese particolar­e: ad esempio per la presenza di quattro lingue nazionali su un territorio relativame­nte piccolo. Senza la Ssr sarebbero i media stranieri a introdursi nel panorama mediatico elvetico, che però «non avrebbero nessun interesse a riferire di ciò che avviene in Svizzera», ha rilevato il ‘senatore’ Ppd. Ma quindi i media nazionali non potrebbero autofinanz­iarsi nel libero mercato? Secondo Lombardi, presidente di MediaTi Holding che controlla anche TeleTicino, no: «Oggi 13 radiotelev­isioni private benefician­o di una parte del canone. Solo un’emittente regionale ha rinunciato: si tratta di Tele Züri che può però contare su un pubblico di un paio di milioni». E chi sostiene che molti cittadini pagano il canone per delle prestazion­i che magari non vogliono? «Tutti pagano la scuola anche se non hanno figli o pagano l’esercito anche se sono antimilita­risti. Inoltre se tutti dovessero spendere solo per quello che vogliono vedere o ascoltare la fattura diventereb­be molto più cara del canone attuale», ha affermato Lombardi.

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