I nuovi jet dopano il budget
Fino a 8 miliardi per la protezione dello spazio aereo. E così dal 2021 l’esercito potrà spendere di più
Il Consiglio federale ha definito il quadro generale dell’acquisto dei velivoli e del nuovo sistema di difesa terra-aria. A febbraio deciderà se si andrà a votare.
Poco più di tre anni fa il 53,4% dei votanti rifiutò l’acquisto di 22 aerei da combattimento svedesi Gripen per 3,126 miliardi di franchi. Ora il Consiglio federale ne vuole spendere “al massimo 8”: una parte per i jet che dovrebbero sostituire entro il 2030 i 26 vetusti F-5 Tiger ancora in servizio e i 30 F/A-18 che potranno essere impiegati fino al 2030; il resto per finanziare un nuovo sistema di difesa terraaria che rimpiazzi quello attuale, giunto anch’esso a fine corsa (2025). Ma in questo scottante dossier saranno anche gli aspetti finanziari ‘collaterali’ e quelli istituzionali a far discutere (cfr. sotto). Il governo intende infatti aumentare ogni anno il budget dell’esercito dell’1,4% dal 2021; e non ha ancora deciso se provocare o no una votazione popolare. «Non abbiamo parlato del numero di velivoli o di quali sistemi utilizzare, oggi il governo ha solamente fissato i termini entro i quali muoversi», ha specificato il consigliere federale Guy Parmelin ai giornalisti a Berna. Il Dipartimento federale della difesa (Ddps) è stato incaricato di studiare, entro febbraio 2018, le varianti concrete di intervento. La situazione non è ideale, anzi è «spiacevole» poiché un po’ tutto sta giungendo «a scadenza» simultaneamente, ha aggiunto il ‘ministro’ della difesa. Droni ed elicotteri da combattimento non sono sufficienti a sostituire gli aerei e non è possibile prolungare ulteriormente la vita degli F/A-18. Per tutte queste ragioni, il governo vede come necessario un investimento, che con 8 miliardi viene considerato «ragionevole». «Parliamo dell’avvenire delle Forze aeree e quindi né più né meno dell’avvenire dell’esercito», ha insistito Parmelin.
Non c’è solo la difesa aerea
Oltre ai mezzi delle Forze aeree, altri investimenti saranno necessari nel prossimo decennio: in particolare per rimpiazzare il sistema d’armamento delle truppe al suolo, ormai ai limiti delle sue capacità. In totale, serviranno fra i 15 e i 16 miliardi di franchi fra il 2023 e il 2032. Con l’attuale budget (5 miliardi l’anno), l’esercito può investire un miliardo nel programma d’armamento. Il governo (ed «è questo l’aspetto che ha guidato» la sua riflessione, ha tenuto a precisare il capo del Ddps) vuole quindi aumentare la possibilità di spesa, in modo da garantire gli investimenti necessari. Il budget beneficerà di un tasso di crescita annua dell’1,4% circa. Le spese di funzionamento delle forze armate dovranno inoltre essere stabilizzate, in modo da poter utilizzare per la crescita tutti i mezzi a disposizione. L’acquisto dei Gripen era stato oggetto di votazione popolare (un referendum era stato lanciato allora contro il fondo per l’acquisto), mentre in questo caso non è ancora chiaro se i cittadini si esprimeranno. Diverse le opzioni sul tavolo: una cosiddetta decisione programmatica (su un decreto di pianificazione soggetto a referendum facoltativo che indichi obiettivi, legame fra aerei e mezzi di difesa terra-aria e il limite di spesa di 8 miliardi), una revisione della legge militare (anch’essa soggetta a referendum), la via ordinaria tramite il messaggio sull’esercito, oppure altro ancora. Il Consiglio federale le analizzerà tutte «in modo più approfondito», ha detto Parmelin. Nel corso del 2018 il Ddps chiederà delle offerte ai produttori Airbus (per l’Eurofighter), Boeing (F/A-18 Super Hornet), Dassault (Rafale), Lockheed-Martin (F35) e Saab (Gripen). Dopo un eventuale referendum (una votazione di principio dovrebbe tenersi «non prima della prima metà del 2020», ha indicato Parmelin), il governo stima che sarà in grado di fare la sua scelta sui velivoli presumibilmente nel corso del 2020. «L’obiettivo resta lo stesso», ha indicato Parmelin: i primi aerei dovrebbero essere consegnati nel 2025. L’acquisto del sistema terra-aria si svolgerà parallelamente. Il governo vuole infine che i fornitori esteri compensino il 100% del valore di un contratto con incarichi affidati all’industria elvetica. Un registro mostrerà quali imprese svizzere avranno ricevuto mandati superiori ai 100mila franchi.