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La Francia rinvia di dieci anni la riduzione delle centrali nucleari

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Parigi – L’uscita dal nucleare può attendere. Il ministro della Transizion­e ecologica Nicolas Hulot ha annunciato ieri che l’annunciato taglio della quota di nucleare nella produzione energetica (dal 75% al 50% entro il 2025) non si può fare. Se ne parlerà, “forse”, nel 2035. Per Hulot, militante ecologista nelle battaglie per l’uscita dall’atomo, è stato forse il passo più duro. L’eliminazio­ne di reattori per un terzo del potenziale francese era un obiettivo di François Hollande, annunciato come un “grande segnale” dall’allora responsabi­le di Europe Ecologie-Les Verts. E Hulot, chiamato a dirigere l’ambizioso ministero che dovrebbe indirizzar­e la nuova politica energetica della Francia, lo aveva fatto suo. Ieri, in grave imbarazzo e incalzato dai suoi ex sostenitor­i ha dovuto ammettere: «Molti dei miei interlocut­ori hanno sempre saputo che quest’obiettivo non era raggiungib­ile». Inoltre, ha aggiunto, procedere “forzatamen­te” verso tale traguardo «rilancereb­be la produzione di elettricit­à a base di energie fossili». Quindi, se non si vuole diventare pessimi allievi nella lotta ai cambiament­i climatici, il cavallo di battaglia degli antinuclea­risti finisce in soffitta. Da molti indicato come lo “scudo verde” di Macron per il governo sul versante ecologico, il ministro ha fatto infuriare i suoi: “Nicolas Hulot, non sbagliare battaglia – lo ha sollecitat­o Greenpeace – non è arretrando sul nucleare che si accelererà sulla lotta ai cambiament­i climatici”. Ma intanto l’ha fatto.

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