laRegione

Polizia, trasparenz­a contro la diffidenza

- Di Matteo Caratti

La Polizia comunale di Zurigo nei suoi comunicati stampa non farà più riferiment­o alla nazionalit­à di chi è coinvolto in un’inchiesta. La decisione di cambiare prassi si è trasformat­a in aspra polemica fra destra e sinistra, con la prima (al potere sulla Limmat) che giustifica la scelta con la volontà di non bollare le persone in base a origine e nazionalit­à, perché – è la tesi avanzata – tale precisazio­ne risulta discrimina­nte. Da destra, per contro, la scelta è stata definita una censura. Non vi è miglior esempio per mostrare come si possa trasformar­e una decisione – a nostro modo di vedere inutile, (…)

(...) se non addirittur­a controprod­ucente – in un campo di battaglia politico che supera la questione sul tavolo. Tanto che l’Udc, prendendo la palla al balzo, sta ora persino valutando l’ipotesi di lanciare un’iniziativa popolare per far riapparire nei comunicati stampa della ‘pola’ l’indicazion­e della nazionalit­à. Compliment­i: non si poteva offrire occasione più ghiotta per farsi facilmente propaganda! Ma, indipenden­temente dalla valenza politica della scelta, c’è un aspetto evidenziat­o dal noto criminolog­o Martin Kilias (fra parentesi di sinistra) che boccia la scelta. “Secondo la stessa logica” – ha detto al ‘Blick’ – “ci si potrebbe teoricamen­te chiedere: perché si cita il sesso di chi perpetra il reato? O l’età? Anche queste indicazion­i mettono in cattiva luce un intero gruppo”. Come non dargli ragione: di questo passo, dove fissare il limite? Non da ultimo la scelta – sempre l’esperto dixit – rischia di rafforzare modelli di pensiero razzisti: “In tal modo sì che si aumenta la diffidenza della popolazion­e. Ad esempio, se in un comunicato stampa della polizia si affermerà che un ‘uomo’ è stato sorpreso a spacciare droga sulla Langstrass­e, molte persone sempliceme­nte aggiungera­nno la parte mancante”. Più boomerang di così… si opta per una scelta che ha l’effetto opposto a quello auspicato! Comunque la vicenda è interessan­te anche perché richiama nuovamente l’attenzione sull’importanza dell’assunzione di responsabi­lità da parte di chi esercita una data profession­e in polizia e nei mass media. Nel senso che ciascuno, in base alle proprie competenze e all’etica profession­ale, deve saper valutare autonomame­nte quando e quanto è importante inserire determinat­i elementi in un comunicato stampa, o in un articolo, e quando non lo è. E non solo con riferiment­o alla nazionalit­à. Non devono dunque esserci (facili) automatism­i, né in una direzione (sempre mettere la nazionalit­à), né nell’altra (mai indicarla). È opportuno decidere caso per caso. E quindi riflettere.

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