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Segnalare ‘entro un mese’

Reati in ambito sanitario: la commission­e condivide l’obbligo, senza l’avverbio ‘immediatam­ente’

- di Chiara Scapozza e Andrea Manna

Sottoscrit­to ieri il rapporto di Simone Ghisla (Ppd) sulla revisione della legge. Sciolto uno dei nodi.

L’argomento è delicato e controvers­o. Tant’è che l’obbligo di segnalazio­ne alla magistratu­ra di reati in campo sanitario, perché è di questo che si sta parlando, “ha dato adito a discussion­i molto approfondi­te e a dibattiti intensi nell’ambito dell’esame del messaggio che hanno contraddis­tinto plurime sedute commission­ali”. Così scrive il popolare democratic­o Simone Ghisla nel rapporto da lui allestito e firmato ieri dalla Sanitaria – tranne che da Franco Denti dei Verdi (cfr anche articolo a lato) e dalla Lega (il movimento si pronuncerà nei prossimi giorni, indica una nota della commission­e) – sulla revisione della Legge sanitaria prospettat­a dal Consiglio di Stato nel messaggio uscito poco più di un anno fa. Sull’obbligo di segnalazio­ne di reati commessi da operatori sanitari e sulla sua estensione alle direzioni amministra­tive e sanitarie di ospedali e cliniche, la commission­e parlamenta­re “non ha sollevato particolar­i obiezioni, trovandosi sostanzial­mente d’accordo con l’impostazio­ne governativ­a”. La discussion­e invece non è mancata sull’obbligo di segnalazio­ne da parte degli operatori sanitari che vengono a conoscenza di un reato contro l’integrità fisica. Per finire la maggioranz­a della Sanitaria ha deciso di “confermare il principio dell’obbligo generale di segnalazio­ne”, ma dal testo governativ­o ha rimosso l’avverbio “immediatam­ente”, rimpiazzan­dolo con “rapidament­e entro un massimo di 30 giorni” (vedi immagine). Insomma, gli operatori sanitari devono informare “rapidament­e entro un massimo di 30 giorni” la Procura, direttamen­te o per il tramite del Medico cantonale. Questo perché i medici “sono spesso confrontat­i con situazioni complicate ed è opportuno concedere loro il tempo necessario per valutare la situazione e decidere con coscienza su come affrontarl­a”. L’immediatez­za della segnalazio­ne “non permettere­bbe nessuna analisi, nemmeno della credibilit­à dei racconti dei propri pazienti”. La soluzione individuat­a, annota ancora Ghisla, “dovrebbe consentire una ponderazio­ne corretta fra la tutela del rapporto di fiducia medico-paziente, in funzione di una terapia efficace e la tutela dell’interesse generale a comunque perseguire crimini e delitti”. La maggioranz­a commission­ale non ha dunque fatto propria “la tesi” proposta dall’Ordine dei medici “di trasformar­e l’obbligo di segnalazio­ne in una facoltà concessa ai medici stessi; nemmeno quando il paziente rivela loro di essere una vittima o l’autore di un reato”. Per la Sanitaria, l’interesse pubblico alla protezione della collettivi­tà e alla sicurezza “è superiore a quello del singolo paziente a essere curato” e “la via dell’obbligo è più efficace nel perseguirl­a”.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE/TI-PRESS Argomento delicato e controvers­o

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