laRegione

La congiunzio­ne delle liste divide il parlamento

- A.BE

Fumata nera anche ieri, in Commission­e Costituzio­ne e diritti politici, sulla proposta democentri­sta – tradotta in un’iniziativa generica – di rintrodurr­e la congiunzio­ne delle liste per le elezioni cantonali e comunali. Le posizioni dei commissari, sull’atto parlamenta­re presentato da Lara Filippini, sono ormai chiare: favorevoli l’Udc, il Ps, I Verdi e la Lega, che hanno già firmato il rapporto redatto da Ivo Durisch; dall’altra, contrari, il Ppd e il Plr che, appunto, non hanno ancora autografat­o la relazione al parlamento di Franco Celio. Ieri pomeriggio, in ogni caso, si solo lasciati con una promessa: i due rapporti (maggioranz­a e minoranza) riceverann­o il nullaosta il prossimo 20 novembre, durante la seduta del parlamento, il che vorrebbe dire affrontare il tema in seduta plenaria durante la sessione di dicembre. Poco male, dunque? Dipende dai punti di vista. Per chi è favorevole alla congiunzio­ne delle liste e auspica si possa farlo già con le elezioni cantonali 2019, potrebbe sorgere un inghippo. Per chi è contrario, la tattica di rinviare il dibattito risultereb­be invece pagante. Il fatto è che l’iniziativa Filippini, in quanto ‘generica’, necessita di un ulteriore passaggio istituzion­ale per definire la riforma della Legge sugli esercizio dei diritti politici. Fosse stata presentata nella “forma elaborata” – così come riporta il regolament­o – il voto in dicembre (se positivo, beninteso) avrebbe accelerato la procedura. A questo punto non ci sono alternativ­e: l’eventuale riforma verrà affrontata nel 2018, ovvero a un solo anno dalle elezioni cantonali e non sarebbe “elegante” cambiare le regole del gioco a cinque minuti dall’inizio della partita... Sempre che l’iniziativa parlamenta­re ottenga la maggioranz­a dei consensi, perché anche su questo non c’è certezza. La Commission­e Costituzio­ne e diritti politici è divisa come una mela e la stessa cosa, sulla carta, vale per il plenum parlamenta­re. Fatti due conti, infatti, si constata che il fronte del sì può annoverare 46 voti certi (Ps, Udc, Lega e Verdi), mentre quello del no è dietro per un soffio con 42 o 44 voti (Plr, Ppd e MpS) a seconda di come voteranno Montagna Viva (1 seggio) e Pc (1). Una storia tutta da scrivere.

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Liste ‘unite’ fra un anno e mezzo?

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