Madrid li vuole tutti in galera
Barcellona – Alla Procura spagnola non bastano Carles Puigdemont e i ministri catalani: in prigione vuole anche Carme Forcadell. La richiesta è stata formulata ieri, dopo gli interrogatori della presidente del parlamento catalano e di altri cinque membri della presidenza. Anche per loro vale l’accusa di sedizione e di ribellione. Rischiano 30 anni di carcere. E, subito, due anni di detenzione preventiva. Per Forcadell, il gip del Tribunale supremo di Madrid ha deciso la detenzione preventiva, evitabile con il pagamento di una cauzione di 150mila euro. Giovedì scorso la giudice della Audiencia Nacional di Madrid Carmen Lamela aveva già confermato la prigione per gli otto membri del governo catalano destituito da Madrid e chiesto l’arresto del presidente Carles Puigdemont e dei quattro ministri che si trovano con lui in Belgio. La stessa Lamela ha ieri respinto la richiesta di rimessa in libertà di Junqueras e dei sette ministri in carcere a Madrid. Tra repressione e propaganda, Puigdemont ha intanto annunciato la formazione di un “governo in esilio”, che fa tanto “resistenza antifascista”. E, avvertendo una certa freddezza istituzionale in una Bruxelles che forse si aspettava più ospitale, Puigdemont ha accusato “la decadenza democratica dello Stato spagnolo” ma anche “gli abusi di una Ue che ha appoggiato in maniera vergognosa le azioni repressive spagnole”. Le sue denunce non hanno però scalfito l’allineamento dei governi europei e dell’Ue sul premier spagnolo Mariano Rajoy. A Salamanca ieri accanto a Rajoy il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha confermato l’appoggio dell’eurogoverno a Madrid contro i “veleni nazionalisti” e “qualsiasi forma di separatismo che indebolisca l’Europa e porti frattura e divisione”.