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L’inchiesta si allarga

Caporalato: la ditta di Grono opera con svariate decine di imprese ticinesi e moesane Le ipotesi di reato sono usura, coazione, falsità in documenti e infrazione alla legge sulle assicurazi­oni sociali

- Di Marino Molinaro

È dai cantieri Ffs di Bellinzona (San Paolo) e Paradiso che è partita la segnalazio­ne ai sindacati per quello che agli inquirenti appare essere un caso di caporalato nella fornitura e posa dell’armatura. Caporalato da intendere come indebita trattenuta di una parte di salario da parte del datore di lavoro nei confronti dei propri operai ingaggiati, molto spesso, su chiamata e a tempo determinat­o. E dai due cantieri – la cifra in ballo per ciascuno ammonta a circa 600mila franchi – l’inchiesta si sta estendendo a macchia d’olio. Perché la ditta di Grono finita al centro delle verifiche (con sede principale a Sondrio in Valtellina) è attiva da anni su tutto il territorio cantonale e del Moesano. La Polizia cantonale sta quindi ottenendo fatture e documentaz­ione da tutte le imprese edili per le quali la ditta ha lavorato. Sono svariate decine. Tuttavia, è la prima volta che nei suoi confronti si muove tale accusa. La ditta – una settantina di operai, in gran parte reperiti sul mercato italiano – nelle grandi opere agisce solitament­e in regime di subappalto: come sempre succede nelle commesse pubbliche, anche nel caso specifico dei cantieri ferroviari di Bellinzona e Paradiso ha ottenuto l’incarico da una ditta di Bioggio attiva nella fornitura di metallo per armatura; questa a sua volta opera per conto del consorzio edile che si è aggiudicat­o l’appalto messo a concorso dalle Ferrovie. La prassi è questa e sottostà alle verifiche previste dalla Legge sulle commesse pubbliche, laddove la ditta incaricata deve dimostrare il corretto versamento di oneri sociali, tasse e imposte e il rispetto del Ccl. Ulteriori verifiche, eseguite dall’Ispettorat­o del lavoro e dalla Commission­e paritetica dell’edilizia, possono aggiungers­i sui cantieri; come successo mercoledì proprio a Bellinzona e Paradiso, questa volta con la polizia che ha visionato permesso di lavoro e rapporti delle ore lavorative. Sempre in ambito ferroviari­o risulta peraltro che la ditta di Grono sia stata impiegata nel 2016 sul cantiere AlpTransit di Camorino, pure in regime di subappalto, per un importo di 70mila franchi. Cantieri ai quali se ne aggiungono svariate decine sia pubblici (come il nuovo acquedotto di Gnosca), sia privati. Incarichi che la ditta di Grono ha ottenuto operando con prezzi inferiori alla concorrenz­a, ma non troppo per evitare il rischio di venir tagliata fuori (come prevede la legge in presenza di offerte nettamente migliori o peggiori). Quanto all’armatura, il prezzo viene fissato al chilo (quello medio è oggi di 37 centesimi): ciò non impedisce al committent­e di verificare il numero di operai impiegati giorno per giorno. Se il salario viene taglieggia­to, né il committent­e né la ditta che la incarica con subappalto possono saperlo.

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TI-PRESS Salari taglieggia­ti? La segnalazio­ne è giunta dai sindacati

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