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In aula accesi i riflettori su strutture e limiti

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Oltre ai quattro imputati, tra le pieghe del dibattimen­to di ieri si è chiamata in causa anche la struttura della Clinica psichiatri­ca cantonale. A ‘indagare’ capacità e strumenti del sistema a fronte di un caso grave e difficile quale quello della giovane vittima, è stato lo stesso giudice Siro Quadri. La domanda ai quattro medici è stata diretta: «Reparto, organico e logistica hanno giocato un ruolo nella vicenda?». La risposta non è stata altrettant­o lineare. Anche se qualche limite, qua e là, è emerso, pur nella eccezional­ità della patologia del 28enne. «Le possibilit­à di intervento – ha annotato il più anziano dei capiserviz­io – erano quelle». In sostanza, la contenzion­e – «il più possibile da evitare» – e la terapia farmacolog­ica. D’altra parte, si è fatto capire, è arduo immaginare di poter mobilitare costanteme­nte un numero significat­ivo di figure profession­ali in queste circostanz­e. È anche una questione di disponibil­ità finanziari­e e struttural­i. Reparti di psichiatri­a forense, hanno ribadito i medici, «non fanno parte della nostra realtà». Una realtà che dispone di due infermieri per reparto, con sedici pazienti. Di tentativi per collocare il paziente altrove, hanno confermato gli imputati al giudice, ne sono stati fatti, ma senza esito. Anche in passato la Clinica, si è ribadito, si era rivolta a centri fuori dai confini, ma i ricoveri non erano andati a buon fine. In quel momento – era il 2014 – si era attivato un progetto ad hoc; che è rimasto tale.

Contenzion­e, ultima ratio

Sta di fatto che dentro le mura della Clinica, per gestire il giovane, nel tempo, si è arrivati a far capo a rimedi come l’intervento della polizia e persino il carcere, oltre alla contenzion­e fisica, anche per periodi prolungati. Una sorta di ultima ratio, questa, dettata, hanno motivato gli psichiatri in aula, dal suo comportame­nto aggressivo, pure nei confronti del personale sanitario. «Da anni – ha precisato il caposerviz­io – si sta lavorando per ridurre e abolire la contenzion­e». Nella prima parte del 2014 – salvo nel caso del 28enne – non si era mai praticata, mentre nel 2013 era successo 2 o 3 volte nel corso dell’anno.

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