La luce di Giulia Napoleone
La mostra ‘Dal nero, la luce, libri e incisioni 1967-2017’, che fino al prossimo 18 novembre è possibile vedere presso il porticato della Biblioteca Salita dei Frati a Lugano, dà conto di quell’universo a cui Giulia Napoleone volge il suo sguardo ricco di sussulti immaginativi, avendo sperimentato nella sua arte materiali e stili pittorici di segno diverso. Dall’inci- sione diretta, quella a lei più vicina e sentita, al disegno a pastello e inchiostro, agli acquerelli, ai materiali plastici, una versatilità messa in evidenza da Vito Calabretta durante l’inaugurazione. La retrospettiva, che ci consegna l’opera grafica attraverso cartelle e libri d’artista, entra in quella rigorosa attenzione al tratto che da un puntinato esteso e finissimo, alle trame, alle corrispondenze su mappe che fanno affiorare cosmologie note e non, rappresenta il costante fermento espressivo di Giulia Napoleone nella differenziazione dei paesaggi, nella loro presenza e dissolvenza. Nella sospensione che si attua quando il nostro modo di essere nel mondo, pensando a Hölderlin, è soprattutto ‘lasciarsi essere’. In questo campo d’esplorazione, dove particolare e universale si toccano, l’artista ha sempre dialogato con e incontrato i poeti quali compagni di un viaggio fatto di silenzio e parola, visioni e nascondimenti, presenza e assenza, perché ogni gesto è fonte di un risveglio; potremmo dire, seguendo Gaston Bachelard, che “ogni incisore comincia la sua opera in una fantasia della volontà”. Da un contingente contemplativo. I paesaggi che Giulia Napoleone ci consegna e che andrebbero trattenuti all’interno di un io-mondo essenziale, senza pretese di verità – un discorso fatto di evocazione, riconoscimento, stupore – aprono al tema del tempo, alla sua in-esistenza fuori dalle nostre categorie; a quella ‘spazio-temporalità’ dove l’astrazione è un modo, una forma, per narrare un viaggio interiore, le sue risonanze emotive, sentimentali, fino al sogno. Per questo, in un’altra delle sue opere, una pubblicazione il cui linguaggio è composto da venticinque disegni a china, insieme a venticinque testi di poeti, ‘Nodi Quasi Di Stelle’ (edizioni ‘Il Bulino’), dedicato a Gabrielle Dominique Rondez, si ritrova quel senso d’intensità che il cosmo offre appena noi diminuiamo l’attenzione primaria verso noi stessi, spesso univoca, ripetitiva, stando davanti al sensibile della luce che l’artista svela.