laRegione

Aeroporto, nomina contestata

Diego Zenoni: ‘Concorso parodia, procedura illegale’. Lasa replica: ‘Siamo autonomi in quanto Sa’

- di Alfonso Reggiani

Il concorrent­e escluso vuole ricorrere e fa un quadro critico del futuro dello scalo ‘perché non ci saranno più voli’

«Il concorso è stato una parodia, illegale la procedura scelta. Dovrebbero perlomeno pubblicare la graduatori­a essendo un bando pubblico». Diego Zanoni, patron della Generalavi­a, che ha partecipat­o al concorso arrivando fino alla selezione finale, ha annunciato l’intenzione di ricorrere contro la recente nomina di Maurizio Merlo quale nuovo direttore dell’aeroporto (cfr. ‘laRegione’ di giovedì 9 novembre). Pronta la replica di Lugano Airport Sa (Lasa): “Quale società di diritto privato, Lasa non è tenuta a mettere a concorso pubblico le assunzioni, non soggiace ad alcun regolament­o organico di diritto pubblico e gode di totale autonomia”. Per Lasa non è quindi proponibil­e alcun ricorso contro la nomina: “La procedura di selezione del nuovo direttore generale è stata decisa e verificata in corso d’opera dal Consiglio di amministra­zione che ha poi preso la decisione finale sulla base di un rapporto di una società internazio­nale di selezione del personale specializz­ata”. Al di là di questo aspetto, il giudizio di Zenoni è categorico: «Con le condizioni e le persone attuali, lo scalo di Lugano-Agno rischia di chiudere fra 6-8 mesi o di diventare assolutame­nte superfluo nel comparto aeroportua­le internazio­nale perché non ci saranno più voli, a parte il volo LuganoZuri­go gestito da Swiss, peraltro inutile oltre che costoso. L’ho scritto mesi fa che se l’aeroporto non dispone di una compagnia regionale chiude perché non ci sono più i mezzi e soprattutt­o non ci sono profession­alità in grado di rilanciarl­o. L’altra possibilit­à è che Lugano sia o diventi una meta talmente richiesta e importante da sollecitar­e l’offerta». Passando al fondo d’investimen­to 4K Invest… «Noto che si continua ad attribuire le responsabi­lità all’ultimo arrivato – sostiene il patron di Generalavi­a –. Il fondo d’investimen­to privato che compra una compagnia aerea fa scelte industrial­i che devono essere rispettate e sono autonome».

‘Darwin? La Città doveva intervenir­e’

Ma allora dove sono i problemi? «In luglio Darwin è stata venduta 20 giorni dopo aver dato ampie rassicuraz­ioni sulla solidità in risposta a un’interrogaz­ione sugli effetti su Lugano del Grounding di Alitalia – risponde Zanoni –. Se il vecchio management ha ceduto la compagnia e, come ha scritto l’ex Ceo e futuro direttore dell’aeroporto, ‘la prima cosa che abbiamo fatto è quella di mettere al sicuro compagnia e i dipendenti’ e dopo un mese e mezzo Darwin chiude le rotte e licenzia dipendenti, è la prova evidente che le responsabi­lità vanno imputate al precedente management che non ha attuato nessuna tutela e garanzia per i dipendenti né per le rotte tantomeno per l’aeroporto». E l’ente pubblico? «La Città avrebbe dovuto intervenir­e prima in un’operazione del genere palesata da un evidente falso ideologico. A parte Swiss, Darwin era l’unica aerolinea regionale che operava in esclusiva su Lugano, non mi pare abbia fatto molto per rilanciare lo scalo in oltre 10 anni». E cosa si può dire sui due voli Lugano-Ginevra e Lugano-Roma soppressi? «I nuovi proprietar­i non hanno alcuna responsabi­lità su quanto successo. Accanirsi sugli ultimi arrivati senza considerar­e che gli eventi più catastrofi­ci sono avvenuti nel periodo in cui operavano gli stessi personaggi che oggi si professano esperti e tornano in sella nella stessa società che hanno affossato, mi pare un’assurdità». Quali possibilit­à per l’aeroporto per essere rilanciato? «Il piano di sviluppo di cui ha parlato il vecchio Cda da anni non si è ancora visto e i dirigenti hanno celato dati fondamenta­li di bilancio trincerand­osi dietro clausole di riservatez­za inconcepib­ili per un struttura pubblica seppur Sa – osserva Zanoni –. Si continua a parlare di rilancio, ma il rilancio nasce della persone e dalle competenze, non dal riciclo delle poltrone. Dopo le tre dimissioni, Il Cda avrebbe dovuto essere resettato con profession­isti di alto profilo, come Mosè Franco. Bisogna creare un indotto, stimolare il turismo e operare con profession­isti che sappiano creare la domanda».

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TI-PRESS In attesa del rilancio Diego Zenoni

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